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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2000-4-8il Giornale

2000-4-8

8/4/2000

Né toro né orso, ma canguro

Le Borse rimbalzano, ma restano esposte ad una impressionante volatilità. Cerchiamo di capire quale scenario abbiamo davanti a noi.

 Prima di tutto il risparmiatore vuole capire se ci sarà nel prossimo futuro un crollo o meno. Tranquilli, la probabilità di una catastrofe borsistica mondiale è minima, per lo meno nei prossimi mesi. La crescita dell’economia reale sul piano globale è robusta, attorno al 4% stimato per il 2000. Quindi sta girando un motore concreto che sostiene i valori finanziari delle aziende quotate. Che per questo non possono dirsi del tutto in “bolla” nonostante i valori elevati raggiunti. Inoltre si deve considerare che più del 50% del risparmio mondiale è gestito da operatori finanziari professionali  che hanno la capacità tecnica di contenere fenomeni di panico e l’interesse a farlo. Va aggiunto che sia le autorità monetarie sia i governi più importanti sono ormai credibilmente capaci di gestire crisi finanziarie anche di notevole  entità.  In sintesi,  si può  affermare ragionevolmente che chi parla di possibili nuovi “1929” – francamente lo hanno fatto in troppi nei giorni scorsi -  esprime una profezia altamente improbabile.

 Tuttavia, anche l’idea che gli indici (cioè il valore aggregato) delle Borse continueranno a salire come nel passato è viziata da irrealismo. Ormai questi – specialmente nel mercato americano che influenza gli andamenti di tutto il sistema borsistico mondiale - hanno toccato un “tetto” oltre il quale è difficile andare perché le quotazioni, in media, sono al limite della sopravvalutazione. Quindi siamo in un momento di stallo  e di mancanza di una direzione nel mercato. E tale limite “in alto” porta a momenti di ribasso ogni volta che i valori gli si avvicinano perché a quel punto il mercato non crede ad un ulteriore guadagno futuro e vende per  realizzare una presa di beneficio. I titoli scendono e poi vengono ricomprati ad un livello a partire dal quale c’è uno spazio di rimbalzo. Paradossalmente, per crescere ancora il mercato deve prima ridiscendere. Una buona parte del fenomeno della volatilità è determinata da questo problema di tetto. In sintesi, non è più “toro”, ma non è nemmeno “orso” perché le aspettative del mercato restano ottimiste sia per i buoni dati macroeconomici sia perché i gestori  devono comunque remunerare i loro clienti troppo ben abituati nel recente passato. Infatti gli operatori si precipitano su ogni calo per spuntare un piccolo o grande rally rialzista. Ma, allora, che cos’è? Può dirsi fase “canguro”.

 Nessuno ha esperienza nel valutare una tale configurazione del mercato perché non vi sono molti precedenti storici. Azzardo una preoccupazione. La volatilità prolungata potrebbe far compiere degli errori al mercato. Per esempio, aspettare un ribasso più pronunciato prima di comprare, per speculare di più, oppure tentare di andare oltre il tetto, sbilanciandosi troppo in alto. O per esasperazione  o per una abitudine all’altalena che riduce la prudenza nell’usarla. Ciò potrebbe portare a cadute momentanee più difficilmente controllabili. Tale ipotesi va combinata con il fatto che molti operatori continuano a giocare in Borsa con denari presi a prestito. Se un ribasso dura troppo o trova un  pavimento più lontano, chi fa così potrebbe non solo perdere la quantità investita, ma trovarsi in seria difficoltà a ripagare il debito. Se ciò accadesse in grandi numeri, vi sarebbe una crisi di liquidità che ridurrebbe le risorse per pompare il rimbalzo dopo una caduta. In tal caso ci sarebbe “orso” per parecchio tempo. Con una complicazione. Una prolungata depressione della Borsa americana, oltre a far rischiare una recessione, comporterebbe il probabile deprezzamento del dollaro. Cosa che a sua volta toglierebbe capitali alla Borsa stessa portandola sempre più verso il basso. E tale crisi sul mercato americano sarebbe difficilmente compensabile, nel medio periodo, da rialzi dell’euro e delle Borse europee. I dati attuali mostrano, infatti, come l’incertezza corrente a Wall Street non stia incentivando migrazioni degli investimenti dal dollaro verso l’euro. Con questo voglio dire che pur non essendoci  motivi di preoccupazione per un crollo, lo scenario attuale di volatilità endemica non è del tutto rassicurante nel medio periodo.

Quali eventi potrebbero rilanciare l’ottimismo? Principalmente due. Il problema più critico è quello di riuscire a spostare più in alto il “tetto”. Da una parte il limite attuale è giustificato dalla sopravvalutazione esagerata ed indiscriminata delle azioni, soprattutto del settore Internet, nel recente passato. Dall’altra, bisogna notare che è realmente in atto una rivoluzione tecnologica che alimenta un’economia molto espansiva. Se il mercato impara a valutare meglio  quali tipi di aziende ne saranno protagoniste e verranno premiate sul piano del profitto e quali sono delle bufale, allora si sentirà più sicuro nello spingere più in alto i titoli azionari corrispondenti. Cosa che porterà ad un rialzo generale del tetto senza rischiare l’effetto bolla. Il secondo problema di limite riguarda l’incapacità dell’Europa di fare da seconda locomotiva mondiale sia dell’economia reale che di quella finanziaria. Se questi due problemi saranno risolti entro un anno, anche solo inizialmente, allora il canguro si tramuterà nuovamente in toro. In caso contrario salterà nella bocca dell’orso.    

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