L’inchiesta del Giornale sui favoritismi ai figli e parenti dei potenti ha inquadrato la punta dell’iceberg. Ma quanto è grande la montagna sottostante della “corruzione sottile” che crea sentieri privilegiati per gli accessi al lavoro, le carriere ed il denaro facile? Prima di tutto va chiarito perché questo tema sia importantissimo sul piano concreto e non un moralismo astratto. Pensate al caso di uno che vede un altro far carriera o avere successo negli affari non per merito, ma solo perché è inserito in qualche cordata. Perché mai il primo dovrebbe studiare anche la notte, farsi in quattro, puntare sempre alla migliore prestazione se poi, alla fine, quello che conta non ha nulla a che vedere con il merito? Infatti una società deve tutelare con grande rigore l’eguaglianza delle opportunità e la selezione per merito proprio perché la concorrenza tra individui in base alla qualità è un fattore cruciale per la crescita della ricchezza e per la modernizzazione continua della società stessa. Non solo. Se credo che la mia vita dipenderà principalmente da quanto cerco di essere bravo, allora sarò più ottimista, aperto alla novità, mobile e dinamico. Se non lo credo, diventerò pessimista, alla ricerca di una nicchia di mera sopravvivenza, statico e propenso all’insincerità ed all’opportunismo. Ovviamente sto semplificando frettolosamente un fenomeno complesso. Ma tanto basti per dare l’idea di quanto sia rilevante capire, rilevare e correggere il male della “corruzione sottile”.
Settori dove cercare. Nel libero mercato concorrenziale è molto difficile che possano avvenire favoritismi sistematici in quanto chi è esposto alla competizione deve per forza ricorrere alla massima qualità disponibile per non soccombere. I luoghi, invece, dove bisogna indagare riguardano tre grandi categorie: aree di mercato in cui la libera concorrenza è distorta da criteri politici; tutto il settore dell’amministrazione pubblica; gli incarichi politici negli enti pubblici. Che sensazioni empiriche abbiamo al riguardo?
Ha fatto certo scalpore che un figlio di potenti abbia vinto una cattedra universitaria a 29 anni. Bene, si provi ad andare a vedere quante migliaia di giovani ricercatori ed aspiranti professori sono da anni, alcuni da decenni, in attesa di un concorso che sia loro concesso vincere mentre altri, legati ad un patto di cordata, passano avanti pur con meriti minori. E si indaghi il meccanismo. Per svelarlo, vi dico cosa è successo a me nei primi anni ’80. Il capo della commissione di un concorso per ricercatore (Università di Trieste) mi disse che meritavo il posto, ma che dovevo adattarmi all’idea di perderlo perché un altro giovane era in attesa da ben cinque anni. Cortesemente mi disse, non a caso era anche consulente di un sindacato: “ tra qualche anno verrà il tuo turno”. Presi l’aereo, volai in America, mi offrii sul mercato universitario, ebbi la cattedra. Sono cambiate le cose dopo tanti anni? Una decina di lettere sul mio tavolo dicono di no. E certe smentite ufficiali fanno sospettare che il problema ci sia, per esempio (Università di Palermo, 10/9/99): “ il Consiglio di Amministrazione precisa che non ha spartito alcun posto né dato criteri per farlo”. Voi cosa ne dite? Nella scuola secondaria hanno avuto ragione i docenti a rifiutare la proposta di aumento salariale per concorso. Uno mi scrive che sarebbero stati premiati solo gli amici degli amici. Quanti favoritismi del tipo di quello riscontrato, ed oggetto di rinvio a giudizio nel gennaio scorso, nella Scuola per infermiere professionali di Martina Franca – criteri opachi nell’assegnazione dei docenti – esistono in giro per l’Italia? Indagare e denunciare.
Il sociologo Luciano Gallino, alla fine degli anni 80’, rilevò che quasi un milione di italiani vivevano di politica in svariati modi. Oggi quanti? Non credo tanti di meno. E cosa fanno questi? Siamo sicuri che il consigliere di una fondazione bancaria, o di un aeroporto o di un ente comunale, nominati da un partito, esercitino il loro mandato in perfette trasparenza senza essere sensibili alle esigenze pratiche del partito stesso? Io no, pur senza voler demonizzare alcuno a priori. E con una tale massa di presenze politiche in enti che decidono centinaia di migliaia di assunzioni, carriere e consulenze è forte il sospetto che avvengano favoritismi e discriminazioni, distorsioni di ogni tipo che abbiano un impatto negativo e sistemico sull'economia e cultura civica della nazione.
Sono un’animella gentile che scopre solo adesso “come va il mondo”? No, sento anch’io le chiacchiere. Il punto è che i cittadini discriminati non denunciano quello che confessano con rabbia all’amico perché ritengono che nessuno possa intervenire. Soprattutto la dominanza della sinistra nei luoghi della cultura e della ricerca non ha mai voluto analizzare, svelare e tentare di correggere i mali che derivano dalla diffusività eccessiva dello statalismo perché lo ritiene il cuore della sua offerta politica, da non oscurare con dubbi. Ma adesso il clima sta cambiando. Questo articolo ingenuo, infatti, ha un obiettivo che lo è di meno: motivare i cittadini a denunciare le discriminazioni, a non tollerare più le nomine politiche e familistiche che non siano argomentate per merito ed eseguite con trasparenza. E’ un pezzo non irrilevante della rivoluzione liberale.