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Carlo Pelanda: 1998-7-8il Giornale

1998-7-8

8/7/1998

Provate a tradurre in inglese la motivazione della sentenza

La comunicazione è ormai istantanea e senza passaporto. Ma i contenuti devono ancora esibirlo alla frontiera. Ed é faticoso tradurli e trasferirli. In generale é difficile spiegare agli stranieri, pur istruiti e con esperienza internazionale, cosa succede da noi. In effetti l'anomalia italiana é qualcosa di più che una normale peculiarità politica o antropologica. Nel caso della condanna di Berlusconi, poi, è stato pressoché impossibile. E, pur basandomi solo su un piccolo fatto personale, ritengo interessante per i lettori vedere perché.

Devo premettere che, insegnando in America parte dell'anno, i colleghi di lì che stanno seguendo la situazione italiana (economisti, politologi e giuristi) mi usano spesso per interpretare i fatti nostrani. E le domande di chiarimenti sul caso Berlusconi sono fioccate via e-mail, notte in Italia, ma pomeriggio negli Stati Uniti, quando lì sono arrivate le agenzie stampa. Il mattino dopo non ho saputo rispondere. Un collega che insegna diritto sia in America che in Inghilterra (ed è interessato all'analisi comparata dei sistemi di garanzie processuali) mi ha chiesto la cortesia di sintetizzare in inglese quali prove contro Silvio Berlusconi ne abbiano determinato la condanna. Gli ho risposto che prove specifiche e puntuali non sono emerse, almeno leggendo le cronache giornalistiche, e che la "prova" principale è risultata deduttiva: "non poteva non sapere". Masticando poco di diritto e dintorni, poi, ho consigliato di attendere la pubblicazione della sentenza. Questo collega mi ha rimandato un secco messaggio in posta elettronica sostenendo che per pigrizia non volevo fare lo sforzo di dargli l'informazione richiesta. E poiché gli devo un favore il tono era molto irritato. "Figurarsi - mi ha scritto - se di una persona nota come Berlusconi non si conoscono quali siano le prove a carico, almeno in generale". Nell'immediatezza del dialogo via e-mail ribadisco il punto e giro il collega ad un giurista italiano. Passa qualche ora. Si rifà vivo e si scusa con me. Ma poi mi chiede: " come fanno a condannare senza prove che siano tali? Perchè emettono una sentenza che molto probabilmente verrà annullata in secondo o terzo grado a causa della sua labilità probatoria?". Ho tagliato corto. "Senti, vieni qui, ti ospito, ti faccio incontrare persone che ti aiutino a capire, ma non chiedermi di più perché non so risponderti altro che la questione non é giuridica, ma politica". "OK - risponde ironicamente l'altro- ma dimmi quali vaccinazioni per malattie tropicali devo fare". Già, Africa. Mi sento morire di vergogna.

Non é finita. Un secondo collega, politologo, mi chiede un'opinione. E' uno studioso entusiasta della scuola italiana sia di realismo politico (Machiavelli, Guicciardini) sia di analisi politica attraverso il gioco delle élite (Mosca, Pareto). Questo legge l'italiano. E l'opinione richiesta riguarda la sua interpretazione dei fatti. In essenza, l'uso politico della magistratura. Ed il suo dubbio è se parte della magistratura operi in cordata propria o agisca su mandato politico di una parte, o quale relazione tra le due cose, e perché. Mi colpisce il fatto che sia tutto eccitato nell'immergersi in uno scenario di porcherie politiche. Ribatte: " l'Italia é l'unico paese sviluppato dove si può osservare in forma purissima l'autonomia della politica da qualsiasi regola istituzionale o di diritto. E' un caso dove é totale la strumentalizzazione dello Stato da parte della politica. Unico". Poi mi butta la sua ipotesi teoretica: più un sistema politico é complesso, nel senso di pervasivo e senza regole diverse da quelle del puro gioco di potere, meno é probabile che emergano statisti. E' tutto contento di poter ipotizzare che la bassa qualità sul piano delle capacità di governo dei politici italiani dipenda dalla natura sregolata del sistema politico: sopravvivono solo i peggiori, cioé i più abili a far le porcherie (e non necessariamente altrettanto abili nel fare le politiche concrete). Il tentativo di liquidare Berlusconi con lo strumento giudiziario é per lui robusto argomento fattuale per sostenere l'idea di fondo, che lo entusiasma sul piano cognitivo. Eccitato lui, ma io mi sono sentito depresso. Il mio paese, l'Italia, alla fine diventerà una sorta di Disneyland per far vedere ai bambini dei paesi istituzionalmente consistenti un esempio di zoo politico. No, lettori, la gente italiana non si merita questo.

A cosa serve questa cronaca minore? Ad avere l'idea per lanciare una sfida maggiore alla magistratura: care toghe, provate a tradurre in inglese le vostre sentenze, gli atti processuali. Poi vedremo come il mondo civile reagirà.

(c) 1998 Carlo Pelanda
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