E' umiliante per gli imprenditori il dover sprecare una giornata di lavoro per protestare contro un governo che non rispetta le più semplici realtà dell'economia. E' umiliante per i cittadini non trovare il bus alla fermata, incamminarsi ed inciampare nelle buche di marciapiedi senza manutenzione, perdere ore a trovare posteggi in città i cui sindaci mai li hanno costruiti. E' umiliante per il poliziotto essere assimilato ad un impiegato inutile che sa solo timbrare, il primo con uno stipendio che è meta del dovuto perché la politica ha deciso che lo Stato debba servire ad assistere i pigri e non a utilizzare le risorse pubbliche per fornire servizi reali ai cittadini attivi. E' umiliante essere italiani in questa Italia.
Edèé la stessa umiliazione che i soldati italiani sentirono nel settembre 1943 quando si trovarono prigionieri dei tedeschi, molti trucidati, senza essere stati avvertiti in tempo dell'armistizio, senza un piano per ripiegare e salvarsi, senza ordini da uno Stato che si era dissolto. Eppure questi soldati la guerra l'avevano combattuta con valore pur non sentendone il significato e non condividendo la scelta dell'alleato nazista. Nel fango delle montagne d'Albania, contro i greci, gli alpini si immolarono in nome dell'Italia indirizzando bestemmie a chi li mandava in battaglia da posizioni così svantaggiose. Ma combatterono. I marinai affondati nel canale di Sicilia tornavano a nuoto e, pur bestemmiando, ripartivano per rifornire le nostre truppe in Africa. E queste andavano a piedi nel deserto, ma ci andavano e, pur bestemmiando, combattevano. I piloti dei nostri biplani e trimotori venivano abbattuti dai più moderni e veloci Hurricane e Spitfire. Tuttavia mai hanno rifiutato una missione: bestemmiavano, ma combattevano. Gli italiani c'erano, lo Stato no, un gruppo dirigente degno di questo nome neppure. E oggi siamo ancora nella stessa situazione. Dopo l'8 settembre 1943 lo Stato non si é ancora ricostruito e riunito alla nazione. Nel 1997 Gli italiani ci sono, ma l'Italia non é ancora fatta.
E adesso basta. Gli italiani vogliono uno Stato nazionale di cui andare fieri nel suo essere organizzatore di una comunità che compete nel mondo per arrivare ai primi posti della ricchezza, modernità e cultura. Gli italiani sanno di poterlo fare. Con lo stesso coraggio con cui i padri ed i nonni hanno combattuto una guerra impossibile, i figli hanno costruito il successo economico del Paese nonostante la mancanza di uno Stato e di un sistema di direzione politica effficienti ed efficaci. Ma questa mancanza di Stato dove servirebbe, e sua presenza eccessiva dove é inutile, non permette alla nazione di organizzarsi con la forza competitiva che sarebbe possibile estrarre dalla grande qualità media dei cittadini italiani. E l'umiliazione é devastante proprio perché più il cittadino é competente e vitale più soffre del cattivo Stato e della pessima politica. Ed é ora di dire basta al cinico detto che gli italiani si meritano la politica che hanno. Non é vero. Questa é una grande nazione, pur anomala nel suo essere allo stesso tempo giovanissima ed antichissima. E se uno ne guarda la realtà trova questa verità. E' stata sempre negata da coloro che non riuscivano a spiegarsi quale fosse la causa della cattiva qualità della politica e delle istituzioni. E tanti intellettuali superficiali hanno semplificato tautologicamente la spiegazione sostenendo che queste non facevano altro che rispecchiare le caratteristiche degli italiani. Io non so spiegarvi il mistero della ormai secolare inettitudine della politica e Stato italiani. So solo con certezza che non é colpa della gente. Ed i cittadini devono sentirsi nel pieno diritto di dire basta all'umiliazione quotidiana di una politica fatta di buffoni e buffonate, di malgoverno generalizzato, di uno Stato incapace di dare alla nazione anima e destino.
Lettori, é tempo di aprire una riflessione sulla nazione italiana. La storia ci presenta oggi problemi che non possono essere risolti con l'ennesima ricombinazione tra partiti. Non ci sono soluzioni "orizzontali", continuiste, per rendere competitivo questo Paese nella nuova economia globale e farlo protagonista di ordine e benessere nello scenario europeo e mondiale. Ci vuole una soluzione "verticale": la costituzione di un nuovo Stato e l'azzeramento totale di quello vecchio e fatiscente. Vogliamo uno stacco netto tra il domani e l'oggi, una grande e risolutiva discontinuità. La politica come é adesso può fare una sola cosa responsabile: dare agli italiani la possibilità di pronunciarsi su come debba essere il Nuovo Stato, aprire il momento costituente. Non possono fare altro perché non ci riuscirebbero e non sarebbero credibili se lo tentassero.