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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1997-4-29il Giornale

1997-4-29

29/4/1997

Le cinque verità per la "giornata di Milano"

L'altro secolo ci vollero 5 giornate per liberare Milano dagli austriaci. Nel 1997 abbiamo meno tempo e dobbiamo arrangiarci in un sola giornata per cominciare a liberare l'Italia dai comunisti. Se comprendiamo 5 verità essenziali riusciremo a farlo.

Lettori, mica penserete che neo e post comunisti realmente vogliano e possano realizzare una riforma dello Stato che renda competitiva l'Italia nella nuova economia globale? Ma non scherziamo. La realtà la fa realtà. Ed essa oggi mostra un capitale che è libero di volare attorno al pianeta e che atterra in quei luoghi dove ottiene più remunerazione, abbandonando quelli dove trova meno profitto. Questa nuova mobilità e libertà del capitale rende impossibile il finanziamento di quelle garanzie protezioniste che costituiscono un peso per l'efficienza economica. Le alte tasse e la rigidità del lavoro disincentivano gli investimenti produttivi e questi fuggono causando deindustrializzazione e disoccupazione. Questo fatto non é né buono né cattivo. E' semplicemente un "fatto" e, per produrre benessere di massa nel prossimo futuro, bisogna partire da questa realtà e non negarla. Una riforma dello Stato sociale - che in realtà é "assistenziale" e per niente "sociale"- fatta da comunisti, francamente, non é credibile - già in partenza- per aderenza ai requisiti competitivi della nuova realtà.

Non pensiate che i neo e post comunisti non sappiano queste cose. Le sanno. Ma non vogliono accettarle perché ciò equivarrebbe a dichiarare il fallimento storico della sinistra e, soprattutto, la infattibilità di quello che ha promesso e continua a promettere all'elettorato. E come pensano di andare avanti, allora, vista l'insostenibilità dello Stato assistenziale che difendono? La sinistra ha deciso di mantenere un modello insostenibile semplicemente finanziandolo con più tasse. Ci sarà qualche riduzione non sostanziale dei costi delle pensioni e dell'apparato pubblico. Verrà annunciata una riforma fiscale che riordina le tasse, ma in realtà le alza. E tutto questo verrà spacciato come "grande riforma". Perché dobbiamo infuriarci di fronte a questo? Per prima cosa tale "non-riforma" avrà solo l'esito di far perdere tempo al paese ed esporlo sempre di più all'impoverimento, per altro già in atto. Poi é una presa in giro. Ed infine é un modo di governare del tutto immorale. Ma vi rendete conto che i comunisti - neo, post, catto e quasi- stanno studiando, in realtà, un modello che migliori lo sfruttamento schiavistico del popolo produttivo? Hanno capito che se la ricchezza non si crea ce ne sarà sempre meno da redistribuire. Tuttavia usano questa verità non per aprirsi alla liberalizzazione, ma per costringervi a lavorare di più e con più tasse - ben travestite- per poter continuare a finanziare i parassiti ed improduttivi che costituiscono il loro elettorato. Qui semplifico, ma non sto esagerando. Stanno pensando proprio questo. Eccola la modernità intellettuale e la grande capacità progressista della sinistra: un'aristocrazia rossa che é perfino peggio di quella dei tempi antichi per parassitismo ed oppressività. A questa non si può rispondere che andando all'assalto della Bastiglia rossa.

Ed il 3 maggio, a Milano, la manifestazione indetta dal Polo é una buona occasione per cominciare la mobilitazione di massa. Ma attenzione. Non dobbiamo farlo solo come moto di rabbia che esplode un giorno e quello dopo tutto torna come prima, sempre più verso il peggio. Non nascondiamoci che una manifestazione analoga, a Roma nel novembre 1996, ha deluso i produttivi per non aver dato conseguenze, pur animata da parole forti. Questa volta va fatto molto di più. Considerate cinque ragioni per dare forza rivoluzionaria alla giornata di Milano. (1) Il pensiero neo-liberista, diversamente da quello di sinistra, sa disegnare un nuovo Stato in forma di "Stato della crescita", capace di bilanciare garanzie (di nuovo tipo) e requisiti di efficienza competitiva. Noi abbiamo la capacità sostitutiva. (2) La scala della riforma per dare competitività all'Italia richiede, sul piano tecnico, proprio la creazione di un nuovo tipo di Stato competitivo e non aggiustamenti di quello vecchio. La nostra proposta é quindi la soluzione giusta. (3) Ed il nuovo Stato va costituito il prima possibile perché la crisi competitiva del paese é ormai arrivata al culmine, fino al punto che se aspettassimo di cambiare governo e maggioranza alla scadenza naturale sarebbe ormai troppo tardi. Dobbiamo agire ora. (4) E' finita l'illusione che la cosiddetta "Europa" possa risolverci i problemi interni dall'esterno. Possiamo contare solo sulle nostra capacità e volontà. (5) la maggioranza politica di improduttivi che ostacola la riforma competitiva è minoranza nel paese, quindi di fatto "illegittima", ed ha preso il potere solo per un fatto occasionale, ulteriormente delegittimata dall'aver ottenuto il consenso imbrogliando l'elettorato. Sbattere giù anche con la forza questo governo, vista la situazione d'emergenza, é un atto che rientra nella legittimità democratica sostanziale. Così appare molto chiaro il "qualcosa di più". Quella di Milano non può, in questa situazione, essere solo l'ennesima manifestazione di semplice protesta. Al contrario, deve essere l'inizio del movimento che porterà il popolo produttivo a costituire lo "Stato della crescita" attraverso un mobilitazione che continuerà e crescerà fino alla sua realizzazione. Dite così in piazza, lettori, ed anche i leader più prudenti dovranno seguirvi per non perdervi. E l'Italia sarà libera.

(c) 1997 Carlo Pelanda
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