ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

Carlo Pelanda: 1997-6-5il Giornale

1997-6-5

5/6/1997

E' interesse nazionale riconoscere la Lega

E' interesse nazionale oggettivo che la Lega diventi parte di un progetto di riforma e rilancio competitivo dell'Italia. Con una parte del suo territorio a rischio reale di secessione, infatti, il Paese non può presentarsi con forza negoziale sufficiente su alcun tavolo europeo ed internazionale. L'interesse di tutti gli italiani é quello di chiudere l'ipotesi secessionista. Questa, per altro, é usata come alternativa disperata da parte di una forza politica che mai il sistema politico italiano ha trattato seriamente. La Lega é stata invitata su mille tavoli per mettere le sue risorse a favore di qualche gioco politico del momento, ma con l'idea dell'usa e getta. Bossi si é trovato chiuso in un angolo, non ha mai ottenuto nemmeno un minimo riconoscimento delle aspirazioni e proteste che rappresentava elettoralmente. E' comprensibile che abbia alzato il tiro andando diritto verso la secessione. Si é anche creato il mito di un Bossi da sempre secessionista, solo interessato al disordine ed a scassare tutto. Che questo signore sogni personalmente di essere il duce della Padania é anche possibile. Che abbia caratteristiche personali discutibili é probabile. Ma sono fatti irrilevanti. Il punto é che un politico, indipendentemente dai suoi sogni e manie, deve dire ai propri elettori cosa abbia ottenuto. E mai Bossi ha potuto mostrare nemmeno un pizzico di autonomia territoriale, una sola tassa abbassata, almeno un timido avvio di liberalizzazione agli elettori che chiedevano prorio questo attraverso il consenso alla Lega. E allora ha mandato a quel paese la politica che lo prendeva in giro chiedendo agli elettori di costruirne un altro. Con questo voglio dire che la "questione settentrionale" non é tanto basata sulla pazzia di un progetto secessionista alimentato dall'ignoranza boscosa di chi vive in valli chiuse. E', piuttosto, la reazione disperata di un gruppo di politici e loro elettorato che mai ha avuto risposte serie a sacrosante domande. La concentrazione territoriale della Lega, poi, si basa sul fatto che in Veneto, Friuli e Lombardia esiste una nuova antropologia economica che non c'é nel resto d'Italia. E la Lega la rappresenta come protesta contro un fisco ed un sistema statale che non le permette di vivere. Questo é un fatto oggettivo. Ma il sistema politico italiano lo ha trattato come una questione di egoismo, localismo e ignorantismo. Che cretinata. Non ha capito che c'é un pezzo di Italia che vuole autogovernarsi in base alla specificità del proprio modello. E' una varietà emersa da poco (prima erano terre poverissime) che, se riconosciuta ed incorporata come novità nel modello italiano complessivo, lo renderebbe più competitivo. Per questo sarebbe interessse nazionale acoltare una volta tanto la Lega e mettere il suo progetto al servizio dell'Italia invece che rifiutarlo, irridendolo per giunta, rischiando veramente la secessione per rabbia.

Ma la novità è che anche la Lega ha paura di dover proseguire sul sentiero secessionista con il rischio di perdere il controllo della situazione. Il comportamento della Lega in Bicamerale, infatti, non é stato quello di un partito estremista ormai dedicato ad una secessione senza ritorno. Al di la degli interessi tattici contingenti, é sembrato, piuttosto, un messaggio al sistema politico italiano, del tipo: "riconosceteci la legittimità di essere una parte politica dotata di progetto e consenso con la quale dovete negoziare seriamente". E questo riconoscimento gli deve essere dato perché milioni di cittadini hanno legittimato la Lega come "istituzione". Un fatto impressionante - che pochi hanno colto- é che tanti cittadini si sono presentati a votare nei gazebi leghisti esibendo un documento di identità, senza alcun timore. Questo vuol dire che la secessione é "calda", per lo meno in Veneto, e nella parti prealpine della Lombardia e del Friuli. Di fronte a questo fatto, ora Bossi deve portare qualcosa di concreto ai suoi elettori. Se non riesce a farlo, allora questi seguiranno forme di protesta più radicali (specialmente in Veneto) e lui la secessione dovrà tentarla veramente. E sarà il disordine, il capitale fuggirà. Non credo che Bossi voglia questo perché poi si troverebbe a gestire la povertà invece che la ricchezza.

Sintesi. Direi che é proprio ora di riconoscere gli interessi che la Lega rappresenta. Significa concedere l'autogoverno alle terre che lo chiedono, al punto che la maggioranza liberista di esse possa darsi le istituzioni competitive che può e che é utile abbia, entro lo Stato italiano. Si é parlato più volte del modello Catalogna. Va benissimo e per la Spagna é stato un fattore di modernità e non certo di regresso. Non capisco perché in Italia si debba temerlo se applicato in regioni o, perfino, comuni specifici. Riformare l'Italia, oggi, significa organizzarla dando spazio alla sua enorme varietà storica in modo che ciascun pezzo di territorio possa trasformarsi in "comunità competitiva" specifica. Così l'Italia sarà più grande e concorrenziale nel mercato globale. Anche Bossi, se questo scenario si avverasse, sarà stato utile.

(c) 1997 Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
Privacy policies
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi