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Carlo Pelanda: 2009-3-9Il Tempo

2009-3-9

9/3/2009

Le Borse aspettano la ricostruzione del sistema

In tempi normali i valori così bassi dei titoli in Borsa, particolarmente in quella italiana, consiglierebbero di comprare perché la probabilità di un rimbalzo sarebbe molto elevata. Ma non siamo in tempi normali e non si possono utilizzare le logiche usuali. Le Borse torneranno su prima o poi, ma non è ancora in vista il pavimento dove la caduta si arresterà e vi sarà il punto di inversione. Inoltre è ancora difficile fare una scommessa razionale sui valori che il rimbalzo potrà raggiungere.

Il punto focale della crisi in America ed Europa è il cedimento di una struttura portante dell’economia finanziarizzata evoluta negli ultimi decenni: il capitale abbondante generato dalla possibilità di fare operazioni a debito. Volgarmente, l’economia della leva, o “leverage”. Tali operazioni non sono sparite, ma il loro volume è immensamente inferiore a quello del recente passato.  E’ come un infarto. Il sangue non circola più nel corpo dell’economia reale. In altre crisi, anche gravi e globali come quelle degli anni ’70 e del 2001-2003, il cuore continuò comunque a battere ed il sangue ad irrorare il corpo. Non ci fu mai un problema strutturale di circolazione ed abbondanza del capitale, ma solo contingente. In questa il blocco è strutturale e ciò la distingue dalle altre non permettendo di calcolare cicli su e giù. Il fenomeno è nuovo e nessuno riesce a valutarlo perché senza riferimenti storici. Inoltre governi e Banche centrali, dall’estate del 2007, hanno finanziato la crisi bancaria, generata da un crollo di fiducia sui prodotti finanziari, ma non la hanno ancora risolta, dando un segnale terribile di indecisione al mercato. In sintesi, fino a che il mercato non vedrà chiusa la crisi bancaria non saprà scommettere sul quando finirà la caduta recessiva dell’economia reale. Inoltre, quando vedrà la fine della crisi bancaria, dovrà valutare cosa sarà l’economia senza più la leva. I politici la fanno facile nell’invocare la rifondazione del capitalismo senza più finanza a leva. Ma i professionisti sanno che questa è una fesseria moralistica che fa presagire un sistema economico con capitale meno abbondante. Se sarà così anche l’economia reale sarà più ristretta, rendendo minori i profitti delle aziende quotate. Pertanto gli investitori che praticano il mercato borsistico non vedono ancora il pavimento e, soprattutto, dopo l’inversione temono che il rimbalzo potrebbe essere debole. Ritengono che i valori attuali, pur dimezzati in relazione ad un anno fa, siano ancora instabili e la volatilità duratura. Cosa dire ai lettori? Resistete alla tentazione di investire in Borsa con il fai da te, in caso servitevi di intermediari professionali. Ai governi? Mandate la polizia nelle banche, ripulitene i bilanci, chiudetele e riapritele. Ma date loro regole che permettano il ritorno alla leva, pur inquadrata, e quindi al capitale abbondante. Smettete di demonizzare il capitalismo e aiutate a ricostruirlo se volete un’economia reale vitale e Borse crescenti.  

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