Inizia il programma Tltro della Bce, cioè prestiti agevolati per 4 anni alle banche condizionati ad impieghi a favore delle imprese, finalizzato a compensare una riduzione del credito stimata nell’Eurozona attorno al mezzo trilione di euro. In Italia, dove il gap di credito appare sui 60 miliardi nonostante i recenti miglioramenti, attori economici ed analisti si chiedono se tale formula di finanziamento straordinario possa avere veri effetti stimolativi o meno. Le sensazioni sono più negative che positive. In Italia il problema non è la mancanza di liquidità nelle banche, ma quello di poca domanda di credito da parte delle imprese. Pertanto il gap teorico di circa 60 mld, quantificato in relazione al monte crediti del passato, potrebbe essere molto minore se calcolato con il più realistico criterio del rapporto tra domanda ed offerta di credito. Poi va considerata una domanda di credito piuttosto voluminosa che non può essere soddisfatta, forse vicina ai 30 miliardi, in quanto le imprese richiedenti non hanno merito creditizio in base ai parametri prudenziali imposti dalla vigilanza bancaria oppure hanno un rating talmente basso da costringere un istituto a congelare troppo capitale a copertura del rischio. Ciò non vuol dire che, sul piano delle banche, l’effetto Tltro sarà nullo. Infatti queste potranno sostituire il capitale già disponibile per il credito con quello aggiuntivo fornito dalla Bce a condizioni superagevolate ed usare i soldi così liberati per fare operazioni più profittevoli. Sul lato delle imprese, l’extraliquidità del Tltro potrebbe comportare una riduzione del costo del credito ed incentivare le banche a ricominciare a competere per attrarre clienti offrendo costi minori. In sintesi, al momento, l’impatto benefico atteso del Tltro in Italia ha due aspetti con elevata probabilità: salvabanche e riduzione del costo del credito per le imprese più sane. Inoltre se la fiducia aumenterà nelle imprese migliori, allora sarà pronto un meccanismo fluido di finanziamento per nuovi investimenti. Ma il Tltro, senza altre misure laterali, non risolverà il problema principale dell’economia italiana: migliaia di piccole aziende senza o con poco accesso al credito che non riescono a ripartire, pur avendo ancora capacità di mercato, perché con rating degradato dagli effetti della recessione sui loro bilanci. Il secondo problema principale è il congelamento del mercato immobiliare, in parte dovuto alle penalizzazioni fiscali ed in parte alla riluttanza delle banche ad erogare mutui alle famiglie. La Bce sta studiando un programma di assorbimento di crediti cartolarizzati che potrebbe aiutare la soluzione. Ma nel migliore dei casi sarà troppo lenta ed insufficiente. Per il primo problema non si vedono all’orizzonte soluzioni adeguate. Tale situazione spinge la rubrica a raccomandare l’attivazione di due programmi: (a) eliminare per la sola Italia il divieto di usare i denari del Tltro per erogare mutui casa alle famiglie, via un prodotto finanziario che renda compatibili le temporalità di un mutuo e quelle del Tltro stesso (il divieto ha lo scopo di evitare bolle immobiliari nell’Eurozona, ma l’Italia è in iperdeflazione nel settore); (b) attivare un fondo statale di garanzia tra i 20 e 30 miliardi che copra il 50% del rischio di credito per erogazioni ad imprese vitali, ma con rating insufficiente. Questo concetto e quello di sostegno alla ripatrimonializzazione delle imprese erano presenti nelle bozze governative a giugno, ma sono colpevolmente spariti. Con tali misure laterali il Tltro avrebbe un vero effetto stimolativo. Senza, no.