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Carlo Pelanda: 2014-4-29Il Foglio

2014-4-29

29/4/2014

Per accelerare TTP e TTIP servono il metodo funzionalista e l’estensione della Nato

Il negoziato per la formazione di aree di libero scambio molto strutturate e convergenti nel Pacifico (TPP) e nell’Atlantico (TTIP) è l’accadimento più importante nel pianeta perché ne sta configurando i futuri centri di governance e sviluppo in forma di “mercato unico” globale delle democrazie. Il rubricante invoca tale “Libera comunità”, basata su un’alleanza permanente tra democrazie americane, asiatiche ed europee, fin dai primi anni ’90, per tre obiettivi strategici: (a) creazione di un successore della Pax Americana in forma di Nova Pax, cioè di nuovo impero occidentale con capacità condizionanti e dissuasive nei confronti dei regimi autoritari, dove i costi imperiali – tipicamente insostenibili da una nazione pur grande – siano condivisi e compensati da vantaggi economici per tutti i partecipanti; (b) convergenza di dollaro ed euro (yen, sterlina, dollari canadese ed australiano, won, ecc.) nei cambi e per le funzioni di prestatore di ultima istanza allo scopo di dare un pilastro monetario grande e solido abbastanza per reggere l’intero mercato globale; (c) nucleo di forza magnetica per attrarre via inclusione altre nazioni, incentivandole/forzandole senza necessità di pressioni belliche, pur mantenendo una superiorità militare dissuasiva, a trasformarsi in democrazie. Da un lato, il rubricante è felice che tale scenario stia prendendo forma concreta. Dall’altro, proprio nei primi passi reali, la rubrica individua alcuni difetti di metodo che andrebbero corretti per evitare incidenti nel percorso verso la Nova Pax: (1) le nazioni non sono ancora pronte ad aprire alla libera concorrenza tutti i settori delle loro economie e la tecnica negoziale dovrebbe prevedere più gradualità e flessibilità; (2) le democrazie asiatiche temono l’espansione dell’impero cinese e per aderire all’impero occidentale, cosa che comporta rischi di frizione con Pechino con impatto economico nel mercato interno, vorrebbero in cambio una garanzia di sicurezza strategica ed economica più certa dall’America, che non gliela sta dando. La recente visita di Obama in Giappone ha mostrato l’esistenza dei due difetti, in combinazione. Soluzioni. Dalla splendida storia di formazione della Comunità europea dal 1957 al 1989, poi degenerata proprio dal cambio di metodo deciso a Maastricht, va ripescato il metodo funzionalista: accordarsi sulle cose utili e consensuali per tutti, rinviando quelle che non lo sono, nel frattempo strutturando l’accordo, pur parziale. La trasposizione al TTP e TTIP implicherebbe far partire subito un primo nucleo degli accordi economici, senza aspettare di chiuderli per tutti i settori, dandosi un’agenda lunga di completamento di una struttura in atto. In alternativa o come integrazione si potrebbe chiudere prima il negoziato TTIP tra America ed Ue per forzare il lato asiatico a fare lo stesso: le democrazie del Pacifico non potrebbero rischiare di restare solo a metà dentro la Nova Pax con una “Greater China” all’orizzonte. La rubrica raccomanda di combinare ambedue le mosse. Il secondo problema va risolto fondendo le alleanze militari atlantiche e del Pacifico, estendendo alle seconde il metodo Nato (comunità di difesa integrata con mezzi interoperabili). In tal modo se Pechino, per dire, attaccasse una nave giapponese poi si troverebbe di fronte aerei olandesi, sottomarini inglesi, elicotteri norvegesi, truppe da sbarco australiane, motovedette sudcoreane, ecc., oltre che l’arsenale statunitense, il tutto con ombrello spaziale ed una bandiera unici. Anche per questa prospettiva è controproducente per l’Italia tagliare la spesa per F35 e portaerei.

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