La rubrica è irritata perché sta perdendo probabilità la strategia considerata migliore, via simulazioni evolute, per l’interesse nazionale italiano prospettico. L’ottimo strategico è (era): ottenere un mandato proconsolare dagli Stati Uniti nel Mediterraneo; interpretare questa missione come “mediatore onesto” allo scopo di poter parlare e fare affari con tutti (carota) con alle spalle la potenza americana (bastone); creare le istituzioni di un’area di libero scambio mediterranea (Ekumene) ponendosi al centro; usare tale posizione per una spartizione di aree di influenza con la Germania (interessata al nordest europeo); basare su questa una convergenza bilaterale silente capace di marginalizzare la Francia senza farle perdere prestigio nominale; includere in posizione di rilievo nel ciclo economico di Ekumene sia la Russia sia la Turchia. In tale scenario l’Italia avrebbe risolto un enorme problema: poiché fa e farà una fatica a riformarsi per ottenere efficienza economica, allora la strategia per mantenerla nazione ricca è quella di darle un vantaggio di “signoraggio” geopolitico, cioè di farle arrivare più soldi dall’esterno grazie alla posizione internazionale. Inoltre, l’Italia potrebbe bilanciare via nuova rilevanza la cessione di sovranità a Berlino, nonché utilizzare la ricarica di sovranità stessa per scopi “contributivi”, cioè essere un pilastro regionale del futuro ordine mondiale post-americano. Tale scenario di ottimo strategico è fattibile, in teoria, ed è in continuità con la politica estera italiana dal 1861. Ma sta perdendo probabilità per i seguenti motivi: lentezza del ricambio delle èlite politiche italiane - inadeguate non per stupidità, ma perché abituate a gestire un’Italia post-bellica colonizzata e quindi culturalmente incapaci di manovrarla nel nuovo mondo; imbecillità geopolitica manifesta dell’Amministrazione Obama che rende l’America incapace di attuare la strategia elaborata dai suoi stessi centri strategici, cioè influenza indiretta attraverso mandati proconsolari regionali; tendenza del conflitto sciita (Iran) – sunnita (Saud) a diventare endemico e quindi fattore di instabilità duratura nell’area mediterranea. Pertanto il gruppo di ricerca del rubricante sta inserendo nuove opzioni sub-ottimali nella simulazione. La più produttiva: convergenza comunque con Berlino; azione congiunta per accelerare il trattato di libero scambio tra America ed Ue, superando gli ostacoli francesi, che è massimo interesse sia per Berlino sia per Roma, la seconda con i maggiori vantaggi economici; sfruttamento intensivo dei giacimenti di gas (Adriatico) e petrolio (Valle del Po’, Adriatico, Basilicata e dintorni, Sicilia e sotto, una sorta di “S” che incrocialo stivale) ora sorprendentemente sottostimati nei volumi, allo scopo di ottenere in tal modo risorse aggiuntive che bilancino l’inefficienza economica; rinuncia parziale, rivedibile continuando a costruire portaerei, al ruolo proconsolare prendendo una posizione neutralista-mercantilista nell’area mediterranea. La rubrica lo segnala ora perché la convergenza a minor rischio di sudditanza con la Germania implica la formazione in Italia di un partito di maggioranza simmetrico a quello tedesco, cioè una sorta di nuova DC che si accordi per affinità con la Cdu-Csu tedesca. Ciò darebbe alle due DC il comando politico del Ppe e quello geopolitico della Ue. La rubrica raccomanda ai centro e centrodestra italiani di riorganizzarsi verso tale direzione. Triste il dirlo, realistico il farlo.