La linea di politica monetaria annunciata dalla Bce qualche settimana fa dovrebbe, in teoria, essere confermata dalle precisazioni attese nel prossimo futuro: tassi minimi per un lungo periodo, cioè una posizione espansiva di aiuto alla ripresa nell’Eurozona. Ma tale posizione è stata irritualmente messa in dubbio dalla Bundesbank: il periodo dei tassi minimi non sarà così lungo. Questa divergenza sempre più esplicita mina la credibilità della Bce e di Mario Draghi che la presiede. Non si può andare avanti con uno che annuncia una cosa e l’altro che la smentisce, tra l’altro nel momento in cui la Bce tenta di influenzare il mercato con il metodo del governo preventivo delle aspettative (forward guidance) che è cosa già complicata di per se. Il problema è attutito dal fatto che Draghi è la voce legittima della Bce mentre quella della Bundesbank è un’opinione di una componente del sistema. Ma viene amplificato dal fatto che la Bundesbank non si rassegna a questo ruolo secondario e, per dare forza alla propria opinione, cerca di ergersi a portavoce della Germania intera. Non tanto cercando di coinvolgere il governo, che è già intervenuto nel passato (Merkel) per calmarla, ma dichiarandosi difensore del “criterio tedesco” – contrasto ossessivo di ogni rischio di inflazione, anche irrisorio - ed ergendosi, in totale anomalia, a rappresentante della popolazione tedesca. Tale posizione apre una crepa nel muro che dovrebbe difendere l’indipendenza della Bce. La rubrica non vuole sollecitare l’opinione pubblica italiana a denunciare questo fatto in quanto potrebbe apparire un sostegno a Draghi che porterebbe la questione sui piani nazionali mentre riguarda tutta l’Eurozona, ma sollecita una soluzione. Due opzioni: (a) la questione va tenuta sotto traccia confidando nell’abilità di Draghi che ha già mostrato di rispondere con intelligenti manovre laterali di contenimento agli attacchi frontali della Buba, cosa che eviterebbe al governo tedesco imbarazzanti frizioni con la Buba stessa; (b) far esplodere apertamente la questione. La rubrica suggerisce la prima opzione, ma ritiene prudente predisporre la seconda. Alcuni ritengono che la Buba sia così aggressiva per scambiare posizioni meno divergenti con la rinuncia da parte della Bce di estendere la sua futura missione di vigilanza bancaria ad alcuni istituti tedeschi che hanno comportamenti opachi, cosa che evidenzierebbe un grave difetto di vigilanza nazionale in Germania. La rubrica non ha modo di valutare tale indiscrezione, ma suggerisce in ogni caso di evitare imputazioni di questo tipo perché troppo destabilizzanti. Raccomanda, invece, di fare un esame alla Buba in materia dove veramente è criticabile sul piano tecnico: la linea di idealismo monetario, cioè il suo difetto di realismo. Imputazioni: (1) ritiene che la stabilità equivalga sempre alla fiducia mentre le due cose nella realtà non coincidono, prova ne è che nelle crisi bisogna saper ridurre la stabilità, cioè rischiare inflazione, per ricostruire la fiducia; (2) ritiene che sia meglio rischiare la disoccupazione piuttosto che un millimetro di inflazione. Accusa: tutti i portatori del realismo monetario. Difesa: sarà difficile trovare qualcuno che la svolga al di fuori del perimetro linguistico tedesco, confermando la natura provinciale dell’idealismo monetario. Scenario probabile: condanna per incompetenza e tentato, o colposo, genocidio economico. Si apra il concorso di idee per trovare il luogo ed il giudice del processo. La rubrica suggerisce Oxford e Stanley Fisher.