Apparentemente la Bce è passata dallo stile di mai annunciare le sue intenzioni a quello (pre-committal) di farlo per influenzare le attese del mercato, adottato in tutto il mondo. I tassi resteranno minimi per un periodo prolungato, ha dichiarato Draghi la settimana scorsa. Ma si tratta di vero “governo delle attese”, cioè di forward guidance? Draghi tentò un governo della profezia già nel settembre 2012 quando annunciò che la Bce avrebbe fatto qualsiasi cosa (whatever it takes) per evitare dubbi sulla continuità dell’euro. Ma lo fece – e gliene siamo grati - come impegno caricato più sulla persona che non sull’istituzione, segno di problemi in questa. Nella recente comunicazione l’annuncio non è stato, in realtà, precisato come avrebbe dovuto essere in relazione allo standard di forward guidance. Il governo della profezia, per essere efficace, infatti richiede: (a) credibilità totale; (b) precisazione dei termini temporali e delle condizioni di cambio della politica monetaria; (c) trasparenza in merito ai criteri delle decisioni, cosa che implica la pubblicazione delle minute del comitato deliberante. Il rispetto dei punti b) e c) permette la realizzazione della condizione a). Per esempio, la Fed definisce con molta precisione l’orizzonte di fine delle operazioni monetarie non-standard (disoccupazione ridotta al 6,5%), la quantità di debito sovrano che comprerà ogni mese e pubblica le minute. Infatti il mercato globale ha iniziato a scontare la possibilità di un rialzo prospettico dei tassi del dollaro. Tale precisazione sarà controproducente perché, via retroazione dal futuro (feedforward) troppo anticipata, si indebolirà l’effetto stimolativo mentre la ripresa è ancora fragile? In realtà tale rischio è minimo perché, attraverso prove continue, la Fed è credibile quando annuncia che se ci fosse qualche guaio interverrebbe prontamente. Quindi il modo gestionale della Fed permette un “effetto cuscinetto” tra una politica monetaria e l’altra che fornisce un tempo adeguato di adattamento (18 mesi) agli attori di mercato, nel mantenimento di una forte fiducia nella Fed stessa. La Bce non può essere così precisa, ed efficace, perché resta ancorata per statuto all’inflation target, che impedisce di definire un obiettivo di riduzione della disoccupazione per la politica monetaria, ed al divieto di comprare titoli di debito delle euronazioni e fare altre operazioni con rischio potenziale di inflazione. Quindi non è vero, come scritto da molti, che la Bce abbia adottato pienamente la forward guidance. La verità è che sta tentando di approssimarla entro i suoi limiti statutari. Per esempio, per dare il messaggio che fa sul serio e che non si può dubitare sulla sua indipendenza a causa d interferenze tedesche, ha voluto comunicare che la postura espansiva è stata decisa all’unanimità, cioè con la Bundesbank d’accordo. Ma parecchi nel mercato hanno valutato con scetticismo il messaggio, un po’ ridendo, un po’preoccupati: se anche quei cultori del provincialismo economico e dell’idealismo monetario tedeschi si sono resi conto che c’è un po’ di deflazione nell’Eurozona allora il problema è grave. Con una Bce così volonterosa, ma limitata, che effetti espansivi avrà l’annuncio? Non zero, ma nemmeno tanto. Quello più importante, come impatto espansivo, sarebbe il calo del valore di cambio dell’euro sul dollaro. Ma il mercato finanziario guarderà se la Fed e Berlino glielo lasceranno fare, non anticipandolo. Cara Bce, sarà inevitabile cambiare uno statuto così limitante per diventare efficace.