La rubrica è molto preoccupata dal calo di persone che accedono agli studi universitari. Più la competenza si diffonde nel sistema economico e più aumenta la produttività, quindi lo spazio per una crescita senza inflazione, mentre più ignoranza equivale a stagflazione o peggio. In sintesi, più conoscenza combinata con una forma del mercato che la valorizza, per tale motivo necessariamente libero, è la formula per realizzare il capitalismo di massa. Ma le sinistre ne frenano la piena realizzazione, in tutto l’occidente, perché un progetto che trasformi via istruzione i deboli in forti implica la sostituzione prospettica delle vecchie garanzie redistributive, e dell’apparato di intermediazione burocratica che le somministra, con quelle nuove basate sul potere cognitivo individualizzato: scenario che implica la fine della sinistra per mancanza di clienti. Inoltre, limitando la libertà del mercato, la sinistra compromette il meccanismo che trasforma la conoscenza in ricchezza. Il liberismo non prevede investimenti per aumentare la competenza socialmente diffusa in quanto ritiene che la libertà non-organizzata sia sufficiente per la generazione della ricchezza. Tale pensiero è superato dall’evidenza che la libertà, invece, debba essere organizzata per diventare produttiva, per esempio generando progetti di qualificazione. Infatti le politiche educative di sinistra e di destra, sia in America sia in Europa, sono inadeguate per aderire ai nuovi requisiti dell’economia trainata dalla conoscenza. Su questa debolezza strutturale dei processi di qualificazione del capitale umano c’è ora l’impatto sia della crisi economica contingente che toglie risorse agli accessi formativi sia della crisi culturale - (neo)analfabetismo relativo - che fa ritenere superflua ad un individuo giovane l’istruzione superiore. Tale situazione di regresso apre uno scenario dove i ricchi ed istruiti saranno sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri perché anche ignoranti. Ciò aumenta la probabilità di implosione del progetto democratico basato sulla speranza del capitalismo per tutti. La rubrica lo teme perché lo vede nell’inversione degli indicatori di progresso in America, Europa e, in particolare, in Italia. Cosa fare? La soluzione è tecnologica. La ricerca mostra che un individuo sotto-educato tende a rendersi conto attorno ai 30 anni del gap cognitivo e delle sue conseguenze dequalificanti. Quindi si tratta di costruire programmi di formazione, sia basica sia specialistica, calibrati per una popolazione che deve lavorare e studiare allo stesso tempo. Tale risultato potrà essere sostenuto dallo sviluppo delle università telematiche dove un discente può vedersi e rivedersi lezioni al computer nel tempo libero, fare test e prepararsi per esami che ne certifichino la competenza, a costi minimi. Infatti tale tipo di università si sta sviluppando con velocità. Ma le migliori sono dequalificate da quelle che vendono un’istruzione insufficiente. In Italia il valore legale della laurea, poi, è motivo per un’istruzione che la dia, ma senza vera conoscenza. Raccomandazioni: (a) considerare le università telematiche lo strumento futuro per l’istruzione superiore di massa e la formazione continua; (b) qualificarle sottoponendole a standard stringenti di qualità scientifica e formativa; (c) abolire il valore legale dei titoli, aprendo una competizione per qualità tra questi; (d) ridurre le tasse, ma aumentare gli investimenti di denaro fiscale per assicurare a tutti gli accessi a basso costo alla miglior formazione telematica, e non. Cogito ergo habeo ergo sum.