L’implosione della diarchia franco-tedesca sta creando uno spazio di convergenza tra Germania ed Italia. Parigi non riesce ad aderire al criterio tedesco di ordine economico perché la sua forza industriale è insufficiente per bilanciare l’inefficienza del modello sociale. Ciò implica un deficit di bilancio endemico che impedirà alla Francia l’inclusione in un’Eurozona più integrata. Piani di austerità come quelli applicati in Germania e in Italia comporterebbero in Francia reazioni violente sia per una tradizione ribellista diffusa nella popolazione sia perché il 10% di essa è fatta da islamici, concentrati in compound ad omogeneità etnica, è pronta ad esplodere in caso di minore assistenzialismo. Germania ed Italia, invece, condividono una popolazione non incline a ribellioni di massa, la non ricattabilità da parte degli immigrati ed una forza industriale maggiore. Nel momento in cui Berlino vede il vantaggio di un’Eurozona più integrata, perché ciò moltiplicherebbe il potere nazionale, cioè la renderebbe Reich, la Francia ha l’interesse contrario perché non ce la farebbe ad aderire agli standard. In sintesi, Parigi non può essere il partner di Berlino per la formazione del nuovo Reich mentre l’Italia potrebbe esserlo. Ciò non sfugge agli strateghi di Berlino, uno dei motivi per cui Monti è stato mobilitato, mentre i think tank italiani sono in ritardo nel valutare costi e benefici dell’ipotesi. Lo scenario preliminare mostra vantaggi, ma a date condizioni: (a) convergenza in cambio di una garanzia più estesa del debito italiano; (b) accordo di spartizione per la conquista dei mercati russo, centroasiatico ed asiatico nonché mediterraneo ed africano, gli ultimi due a prevalenza penetrativa italiana; (c) sostegno di Berlino ad una posizione di Roma come centro del mercato mediterraneo, cosa che la renderebbe proconsole americano e ridurrebbe l’influenza francese ed inglese nell’area, in cambio del supporto dell’Italia alla Germania come leader dell’Eurozona, per esempio permettendo alla Francia di truccare i bilanci in cambio di una riduzione delle ambizioni. Il costo sarebbe: (1) una posizione di sospetto dell’America nei confronti dell’Italia, che impedirebbe il vantaggio proconsolare, perché Berlino fa asse con Pechino mentre Washington la vuole contenere; (2) la strutturazione dell’Eurozona distruggerebbe la Ue, pur non formalmente, allontanando Regno Unito, Polonia ed altri che a quel punto troverebbero vantaggioso entrare in accordi di libero scambio con l’America, cosa che limiterebbe l’Eurozona stessa e frammenterebbe il mercato europeo con impatto di concorrenza a danno di Germania ed Italia, ambedue potenze manifatturiere con costi sistemici elevati. Roma potrebbe avere vantaggi da una convergenza con Berlino, ma solo se in pieno accordo con l’America. Non facile, ma non infattibile. Per questo è razionale formare una Democrazia cristiana maggioritaria in Italia simmetrica a quella tedesca per ottenere una convergenza politica bilaterale che poi possa calibrare quella tra stati e il dialogo con i repubblicani americani. Monti sembra su questa linea, ma per realizzarla dovrebbe mettere un confine più netto a sinistra ed includere la destra del popolarismo per rendere la DC italiana simmetrica a quella tedesca e al centrodestra statunitense, premessa basica per la convergenza tripartita che sarebbe vantaggio certo per l’Italia. Se non lo capirà o non vorrà o fallirà, comunque questo è lo spazio politico sia vincente sia di interesse nazionale per un altro leader dei popolari italiani. La rubrica ne servirà la corrente liberista e occidentalista.