Parecchi analisti ritengono che il trattato di libero scambio con molti elementi di mercato unico (Ttip) in negoziazione tra Stati Uniti e Ue dall’estate del 2013 sia ormai morto. Obama sta tentando di chiudere almeno una bozza tecnica entro la fine del suo mandato. Ma il consenso per il Ttip in Europa è crollato. Stessa cosa negli Stati Uniti con l’aggravante che gli accordi di libero scambio avviati dall’Amministrazione Obama, sia sul lato del Pacifico (Tpp) sia su quello dell’Atlantico, sono stati demonizzati da Trump, a destra, e da Sanders, a sinistra, costringendo Clinton ad allinearsi, temporaneamente, ai linguaggi protezionisti. Infatti, anche la ratifica da parte del Congresso del Tpp già firmato da 12 nazioni del Pacifico è in forse. La ratifica in sede Ue di un’eventuale bozza tecnica del Ttip è infattibile a ridosso delle elezioni politiche del 2017 in Francia e Germania per non sfidare interessi protezionisti e/o settoriali. Inoltre, Cina e Russia stanno facendo pressioni sia negative, in particolare ricatti agli europei, sia positive affinché non si formi un mercato globale delle democrazie Tpp + Ttip, centrato sull’America, che produce quasi il 70% del Pil mondiale e che le esclude. Pechino dovrebbe rinegoziare l’accesso al mercato globale a condizioni meno vantaggiose di quelle del 2001. Mosca sarebbe costretta o ad arrendersi agli euroamericani o a diventare ascaro della Cina. Da queste considerazioni molti derivano che il Ttip non si farà e che il Tpp verrà limitato. Il mio gruppo di scenaristica, invece, vede solo un rinvio e qualche modifica di ambedue i trattati e una prima finestra di ratifica del Ttip a fine 2018. Una Clinton vincente, probabile, adotterà la dottrina del “re-ingaggio” statunitense nel mondo di cui Tpp e Ttip sono strumenti essenziali. Un Trump vincente, non escludibile, dovrà per forza rinsaldare le alleanze in Europa e nel Pacifico se vorrà applicare la dottrina “America first” e quindi confermare il Tpp e il Ttip, pur variandoli. In sintesi, Clinton e Trump sono in realtà portatori di due progetti imperiali, e non isolazionisti, con poche differenze e i due accordi di mercato detti sono stati generati per lo scopo geopolitico di ricostruire la centralità americana nel pianeta. In particolare, qualunque sia il presidente, Washington non potrà lasciare un’Europa neutrale esposta all’inclusione nell’Eurasia. E i leader europei nel 2018, chiunque siano, non potranno rischiare una divergenza con l’America. Pertanto la probabilità prevalente, pur ora di poco, è che il Ttip, anche se rallentato e variato, vivrà.