Scenario contabile del governo: saturare il potenziale di gettito e grazie a queste risorse (tra i 70 ed i 100 miliardi strutturali) sostenere il pareggio di bilancio dal 2013, finanziando sia la spesa per interessi sul debito (dai 70 ai 90 miliardi annui) sia una parte della sua riduzione di 1/20 all'anno, come imposto dal trattato europeo Fiscal Compact. Il resto della riduzione è affidato all'erosione via inflazione (2% nominale all'anno) ed alla crescita del Pil. Con questo in mente, il governo sta forzando la repressione fiscale, avviando una limatura della spesa pubblica, alzando le tasse indirette per la credenza (controversa) che queste drenino meno denari per i consumi (Iva al 23% dall'autunno) e cercando di aumentare l'area liberalizzata del mercato nonchè sbloccare il mercato del lavoro affinchè la prospettiva di maggiore flessibilità incentivi nuovi investimenti. L'azione europea di Monti per creare un mercato unico senza barriere che sia leva di crescita per tutti è ammirevole, ma contrastata da protezionismi nazionali incomprimibili che rendono illusorio l'obiettivo. In sintesi, il governo è efficace sul lato della polizia fiscale e poco su quello della crescita. Potrà con questa impostazione contabilista ottenere l'obiettivo di equilibrio del sistema? Scenario di economia reale. Il governo sembra sottovalutare l'impatto depressivo, attuale e psicologico, della pressione fiscale. I dati correnti mostrano che la riduzione dei consumi, la fuga dei capitali, il disincentivo ad investire, ecc., stanno rendendo più acuto l'angolo di caduta dei numeri economici. Lo scenario contabile del governo si basa su criteri molto prudenziali, ma cresce il rischio che gettito e crescita saranno inferiori anche alle stime più prudenti. Il punto: presto i mercati potrebbero accorgersene, invertendo la recente fiducia data all'Italia. Soluzioni? A parte la priorità di attutire il terrorismo fiscale per contenere la caduta dei consumi e abolire l'articolo 18 per avviare una profezia di ripresa degli investimenti, il governo non potrà cambiare l'impostazione contabilista nel breve termine anche perchè pressato dall'Europa per mantenerla. Quindi l'unica azione utile per migliorare i numeri nel breve-medio è quella di usare il patrimonio per ridurre una parte del debito, nella prospettiva di un triennio. L'operazione è controversa sul piano della fattibilità e certamente complessa. Ma la novità potrebbe essere quella di semplificarla, creando il Fondo italiano di bilanciamento (Fib) e trasferendo a questo tutto il patrimonio pubblico disponibile dalle amministrazioni nazionali e locali. Il Fib sarà di proprietà statale, ma opererà con personale specializzato reperito sul mercato finanziario in base alla competenza, per svolgere le missioni di: (a) censimento periziato (Nav) del patrimonio; (b) sua valorizzazione, considerando che ora rende zero; (c) finanziarizzazione, per esempio obbligazioni garantite dal patrimonio con cui ripagare i titoli di debito giunti a maturazione evitando così il loro rifinanziamento nel perimetro del bilancio statale, abbattendo in tal modo parti di debito stesso; (d) vendita. Sarà poi un Fib competente a dirci quanta roba c'è e come sarà meglio gestirla per ridurre il debito e non più burocrati e politici o incompetenti oppure interessati a mantenere opaco e congelato il patrimonio. Il governa inserisca questa opzione nella sua visione contabilista e forse ce la farà a riequilibrare la baracca.