Krugman chiede di stampare più moneta. Ma tale soluzione è già in atto. Ne è prova il Quantitative Easing della Riserva federale e il programma LTRO della Bce. Queste stanno stampando di fatto moneta in quantità illimitate, la Bce in modo indiretto. Per dare liquidità al sistema in crisi prendono rischi notevoli, per esempio monetizzazione del debito nonchè creazione di una massa monetaria ombra che è leva di inflazione non facile da riassorbire. Infatti il punto non è convincere qualcuno a creare liquidità, ma riuscire a trasmetterla al mercato. C'è un blocco fuori dalla stamperia, non dentro. Forse Krugman invoca più spesa pubblica in deficit per stampare salari. Ma gli studi sulla depressione negli anni 30 hanno mostrato che tali interventi sono inefficaci. Infatti il programma stimolativo di Obama (2009-11) ha sortito pochi effetti positivi e molti negativi, per questo abbandonato. Stampare denaro come lo intende Krugman è una cosa che già si fa o che, se via bilancio statale, non sarebbe risolutiva e ciò rende il suo appello una banalità. Tuttavia, la rubrica ritiene che sia una priorità stampare denaro in altre forme. Quali? Bisognerebbe stampare fiducia. Per esempio, le banche non trasmettono al mercato i soldi offerti senza limiti dalla Bce perchè non vedono una governance forte che chiuda la crisi. Inoltre vedono autorità regolative, quali l'EBA e il sistema di Basilea, che sparano restrizioni irrazionali all'industria finanziaria. In generale, bloccano il ciclo del capitale per paura di perderlo o comunque per incertezza regolamentare. Oggi i luoghi dove si produce la fiducia sono le vere stamperie del denaro. La fine della sua convertibilità in oro (1971) lo ha portato ad essere convertibile in fiducia, rendendo la qualità di un sistema sociale il vero denaro. Infatti nelle rappresentazioni sistemiche della nuova società finanziarizzata si vede bene come il capitale politico si converta in quantità di denaro. La fine della convertibilità in oro ha reso il capitale abbondante, ma per mantenerlo tale e fluido le istituzioni politiche e la qualità sociale devono soddisfare i requisiti di fiducia del capitale finanziario. Per esempio, quando le Banche centrali lanciano appelli ai governi affinchè facciano questo o quello, fanno riferimento ai requisiti generati dalla nuova convertibilità del capitale politico in finanziario. Quali? Governance razionale e realistica, più investimenti per qualificare il capitale umano ed aumentare la produttività così permettendo più crescita non-inflazionistica, fine dei welfare dissipativi e delle garanzie indipendenti dalla crescita, regole né lassiste né restrittive, ecc. Ma la politica, dappertutto, è ancora lontana dai nuovi standard. Ciò crea un gap di fiducia che a sua volta induce distorsioni nel ciclo finanziario e necessità di tamponarle. Per esempio, l'ascesa di Monti in Italia è dovuta proprio all'urgenza di sostituire la politica incapace di soddisfare i requisiti del capitale. Ma il ritardo di adeguamento è anche culturale, dovuto ad economisti come Krugman che restano ancorati ad analisi e soluzioni di un mondo che non c'è più, meno finanziarizzato e dove la politica poteva creare fiducia succedanea con liquidità a debito senza riformare la propria inefficienza. Nel nuovo mondo il capitale è abbondante, ma alla condizione di una convergenza totale del sistema sulla priorità di produrre fiducia via efficienza per mantenerlo tale. Missione possibile, ma complessa, non semplificabile da studi economici imprigionati nel settorialismo disciplinare o nelle scuole ideologiche. La rubrica prega i colleghi Sapelli e Savona di aiutarla a generare uno scenario in materia: riuscirà la ricerca sul denaro ad evolvere verso visioni sistemiche capaci di mostrare alla gente ed alla politica il nuovo mondo dove la priorità è stampare fiducia, cioè buone istituzioni?