La Germania ritiene che la soluzione per mantenere in vita l’euro sia quello di ingabbiarne le nazioni entro la priorità del rigore. Il mercato, invece, ritiene prioritaria la creazione di un credibile prestatore di ultima istanza europeo che garantisca tutti i debiti sovrani denominati in euro. E fino a che non lo vedrà – e vedrà la dominante Germania non capirlo o volerlo – continuerà a pretendere premi crescenti per il rifinanziamento dei debiti pubblici delle nazioni più deboli o sul piano industriale (Grecia, Portogallo e Spagna) o su quello del debito privato (Irlanda) o su quello della difficoltà ad attuare politiche di rigore (Francia, Italia, Belgio) fino a costringerle all’insolvenza. Per evitare tale scenario, l’unica alternativa è dare al mercato ciò che chiede. Al mercato importa poco che una nazione rientri nell’equilibrio di bilancio in due o cinque anni, è sufficiente che la tendenza sia credibile. Anzi, si rende conto che l’eccesso di rigore compromette la crescita e la stabilità politica, per i dissensi, annullando l’effetto del riordinamento via tagli alla spesa. Quindi valuta insufficiente e controproducente la pressione idealistica della Germania per imporre più rigore alle nazioni. Il mercato, pragmaticamente, chiede un garante europeo assoluto ed in ogni nazione un rigore calibrato con la crescita, opzione facilitata dall’esistenza del primo. Cosa, esattamente?
Lo si può intuire da ciò che è successo la scorsa settimana. La Bce ha deciso di comprare titoli di Stato, stampando di fatto moneta contro sia le proprie regole anti-inflazionistiche sia il rappresentante tedesco. Il mercato la ha premiata, riducendo il premio richiesto per comprare titoli delle nazioni a rischio. Non basta lo striminzito fondino europeo da 750 miliardi, serve un megaprestatore di ultima istanza “trilionario” come può esserlo solo una Bce che agisce in deroga prendendo rischi di inflazione. Un segnale più chiaro di così è difficile ottenerlo. Ma la Germania insiste a scaricare sulle singole nazioni un’agenda di risanamento, cioè deflazione, che molte non possono sostenere. Al punto che Trichet ha dovuto prendere una posizione d’eccezione contro la Germania per salvare l’euro. La rubrica desidera segnalarne il coraggio. Ma raccomanda: (a) un diktat alla Germania nell’eurosummit del 16 dicembre, cioè o accetta un salvatore europeo di ultima istanza oppure sarà imputata di dissoluzione dell’euro e della Ue, e nemicizzata; (b) piena fiducia al governo italiano il 14 dicembre affinché possa partecipare con forza al condizionamento di Berlino e dare al mercato un segnale di solidità.