Sesto scenario per un centocinquantesimo futurizzante e non solo commemorativo. In realtà è una replica del quinto, pubblicato il 6 luglio, dedicato alla liberalizzazione stimolativa dell’industria cinematografica (www.carlopelanda.com). Qui sarà esteso a tutta l’industria della cultura e del turismo. A sostegno del ministro Bondi che sta combattendo per inserire più mercato nel settore. Questo bravo governante deve considerarsi anche un “ministro economico” e pretendere un potere riformatore corrispondente. Per i seguenti motivi.
L’Italia è una potenza manifatturiera che fa crescita principalmente grazie all’export. Ma questo traino non basta a bilanciare la stagnazione endemica del mercato interno. Soluzioni? Potenziare l’industria esportativa, dandole competitività via riduzione dei costi, ed aumentare i consumi e gli investimenti interni richiede una detassazione generale e sostanziale, ma è scenario non realistico, almeno per il prossimo decennio, in una situazione di priorità del debito. Qualcosa potrà essere fatto che permetterà il galleggiamento dell’economia, ma non la sua propulsione. Resta - escludendo l’uscita dall’euro – solo la possibilità di sviluppare come nuovo traino il settore terziario, finora sottodimensionato, via detassazioni selettive e liberalizzazioni. I nuovi servizi che l’Italia può sviluppare velocemente in base a risorse già predisposte sono due: (a) industria culturale e dello spettacolo come moltiplicatore del turismo; (b) industria cinematografica. Se qualcuno trova altro, realisticamente, bene. Se non lo trova bisogna fare come segue. Dare in concessione teatri, arene, enti lirici, musei e simili ad aziende private stimolandole con detassazione totale, e regime ridotto dell’Iva, ad investire in nuove offerte, entro un vincolo di tutela vigilata del bene pubblico. Misura accompagnata da una detassazione temporanea e condizionale per il potenziamento sia delle attività alberghiere e di ristorazione sia dei trasporti locali ed internazionali. Per il cinema: detassazione totale per le aziende cinematografiche che dimostrino di fare almeno il 70% di una produzione in Italia, incentivando quelle estere ad insediarsi da noi; creazione di una Borsa globale dove quotare i progetti di nuovi film per raccogliere capitale. Con tali, semplici, iniziative l’Italia diventerebbe un attrattore globale di capitale e centro mondiale dell’industria dell’intrattenimento, aumentando di molto la crescita interna. La detassazione non toglierebbe risorse perché ora, semplicemente, le iniziative citate non producono gettito in quanto inesistenti.