Finora nei pensatoi europei ci si chiedeva quanto stress prodotto dalla Germania poteva essere sostenuto dall’Eurozona. Oggi dobbiamo iniziare a chiederci quanto la Germania potrà aprirsi al realismo che serve a tenere insieme l’area monetaria. L’anomalia tedesca mostra due tratti principali: idealismo economico ed egoismo nazionale estremo. L’idealismo monetario tedesco vede stabilità e fiducia come se fossero la stessa cosa mentre il realismo mostra che sono diverse e che talvolta bisogna sacrificare la stabilità per difendere o ripristinare la fiducia stessa, per esempio stampare moneta per reflazionare un sistema. L’egoismo nazionale si manifesta in un mercantilismo esasperato dove Berlino, pur di fare affari, sacrifica qualsiasi logica di alleanza o di valori politici. Ogni nazione forte mostra tale atteggiamento, spesso anche l’Italia, ma dandosi limiti per non pregiudicare le alleanze. Berlino non si autolimita e ciò la rende inaffidabile pur nella tendenza a rispettare gli impegni che firma. La Francia, simile alla Germania per nazionalismo e mercantilismo esasperati nonché per visione dell’Europa come strumento di moltiplicazione della forza nazionale, vuole dominare, ma accetta compromessi per riuscirci mentre la Germania lo fa molto meno e sempre di più prende posizioni imperialiste. Che tipo di imperialismo? Non aggressivo come nel passato, ma basato sul principio che l’Eurozona non debba fare cose contrarie all’interesse tedesco, cioè la strategia del “nein” e quella di compattare l’Eurozona secondo il criterio tedesco per evitare di dover dire “nein”. Ma è evidente che le altre nazioni non potranno accettare il criterio tedesco anche perché si basa su un modello che, bilanciando via megaexport (51% del Pil calcolando l’indotto) l’inefficienza del mercato interno, è molto instabile. La convergenza europea dovrebbe basarsi su un compromesso tra modelli economici nazionali. Ma la reazione violenta, politica e popolare, a un primo cambiamento imposto dall’esterno, per interessi di sistema, nella prassi economica tedesca, cioè il minore rendimento del risparmio passivo a causa dell’azione della Bce, fa intendere che la Germania non è pronta ad aprirsi a logiche diverse. La novità è che la Germania, oltre a essere più debole di quanto pensino i tedeschi, non è sufficientemente evoluta sul piano culturale, del consenso e politico per fare i cambiamenti necessari a essere parte di un complesso europeo. Gli scenari dovranno prenderne atto.