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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2007-5-8Il Foglio

2007-5-8

8/5/2007

Propio perché Sarkozy è bravo Roma dovrà stare attenta

Proprio perché Sarkozy è bravo Roma dovrà stare attenta

Cosa potrà cambiare nella politica estera francese dopo la vittoria di Sarkozy, con particolare riferimento all’interesse nazionale italiano?

Finirà il periodo della tentazione “eurasiatica” di Chirac, ma ciò non condurrà all’atlantismo. Sarkozy ripristinerà la visione gaullista, cioè di una Francia capace di trattare alla pari con l’America bilanciandone il potere o convergendo a seconda delle circostanze. Queste ora consigliano un’intesa euroamericana, già perseguita dalla Germania, per reazione all’aggressività russa e cinese ed all’indebolimento eccessivo degli Stati Uniti che è un pericolo per gli interessi globali sia francesi sia tedeschi. Vi sarà continuità, poi, sul piano intraeuropeo: bilanciare il potere tedesco e costringerlo a farsi imbrigliare. Anche per questo motivo Sarkozy non lascerà che Berlino diventi l’interlocutore singolo di Washington costringendo ambedue a telefonare a Parigi. In sintesi, Sarkozy proseguirà la grande strategia di De Gaulle, adattandola ai tempi. Questi, nei primi anni ’60, estromise l’Italia dal triumvirato europeo per costruire con la Germania, sperandola seconda, un’Europa intesa come moltiplicatore di potenza per una Francia troppo piccola per giocare globalmente. Sarkozy, probabilmente, intensificherà tale strategia. Questa è la novità da analizzare in Italia. Per Parigi sarà sempre più difficile bilanciare il potere tedesco e, pertanto, dovrà conquistare la finanza e la grande industria italiana per pareggiarne la forza, per altro azione in atto dal 1993. In particolare, dovrà condizionare Finmeccanica per rendere prevalentemente francese l’industria militare europea e grazie a questo finanziare lo sproporzionato arsenale nazionale. Per il potere bancario dovrà mettere in campo le già semifrancesizzate Assicurazioni generali, pur dovendo fare un compromesso con la finanza ebraico-francese non di stato, e ne vedremo delle belle. Come in altri settori, l’Eni la preda più ambita. Il requisito del dominio sull’Italia - e sulla Spagna - sarà accentuato in base all’obiettivo di costruire un sistema euromediterraneo, con estensioni profonde nell’Africa islamica, a guida francese in modo da giocarsi un proprio blocco imperializzato sulla scacchiera globale. Da anni Parigi offre risorse onorifiche e concrete ad èlite e politici italiani per acquisirne l’amicizia. Ma l’interesse nazionale italiano è quello di far restare l’America come potenza di garanzia nel Mediterraneo e di mantenere l’indipendenza geoeconomica. Sarkozy sarà certamente un grande presidente francese ed un buon occidentalista, ma per Roma non sarà facile gestirlo. Attenti.

(c) 2007 Carlo Pelanda
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