Nel 1994 l’ufficio scenari del Pentagono valutò che la Cina sarebbe diventata una potenza superiore all’America nel 2024. Nel 2003 l’ Ifri, scenarizzando il mondo del 2050, ipotizzò un sistema internazionale fatto di blocchi dove quello cinese sarebbe stato in assoluto il più grande ed influente del pianeta. Tali proiezioni restano ancora credibili, ma le analisi correnti mostrano che prima dell’eventuale problema di contenimento della Cina ci sarà quella della sua destabilizzazione interna a causa di uno sviluppo fasullo e di istituzioni disordinate.
Le autorità locali, per fare i soldi vendendo i terreni, approvano megaprogetti di costruzione. Ma troppi grattacieli costruiti come scusa per una capitalizzazione anomala chi li riempirà? Parecchi resteranno vuoti ed il capitale investito svanirà. Lo stesso problema di sovracapacità portò, in altre economie acrobatiche, alla megacrisi asiatica del 1997-98. Perfino peggiore è la situazione delle piccole e medie imprese private. L’imprenditore non trova credito dalle poche banche - perché questo va per il 70% ai grandi gruppi statali che non lo ritornano mai - ed usa quello della famiglia estesa. Che basta per far nascere l’impresa, ma non per svilupparla. Data l’effervescenza del mercato lo stesso imprenditore, in difficoltà con la prima azienda, ne avvia altre. Per questo l’economia cinese è densa di piccoli conglomerati industriali sottocapitalizzati e competitivi solo per costo e non per tecnologia, rendendone il modello industriale troppo fragile. La grande crescita in atto, oltre che dall’export, è sostenuta da enormi quantità di investimenti diretti stranieri che il governo attira con un’abile propaganda del “mito cinese”. Tale pompa di capitale è in grado di tenere per un po’ il sistema in equilibrio, ma sta generando una bolla destinata a sgonfiarsi. La forza lavoro migrata - centinaia di milioni - dalla campagna alla città comincia a soffrire la mancanza assoluta di tutele e inizia ribellioni. Il governo, aumentando la quantità e capacità repressiva della polizia interna, terrà sotto controllo questo problema. Ma non sta riuscendo, pur mostrando determinazione nel tentarlo, ad equilibrare il ciclo del capitale e a qualificare l’economia reale. Senza cambiamenti stabilizzanti - democratizzazione graduale e istituzioni solide - il sistema salterà, ora proiettato a farlo tra il 2009 e 2012. Infatti gli investitori più accorti stanno puntando sull’India, democrazia funzionante, dove lo sviluppo è più solido. Per esempio, Montezemolo ha guidato la Confindustria in Cina, ma la Fiat ha stretto alleanze in India. Appunto.