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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2003-5-3Il Foglio

2003-5-3

3/5/2003

Evoluzione della guerra

Evoluzione della guerra. Dipende da quella dei fini politici e delle capacità concrete. Dopo l’11/9 negli Usa è mutata la valutazione del tasso di interventismo necessario per ottenere la sicurezza globale: totale e con il mix tra bastone e carota ricalibrato a favore del primo. Mentre l’amministrazione Clinton aveva teorizzato la prevalenza della seconda fallendo per questo le pacificazioni tentate. Tale svolta implica uno scenario dove gli Usa e i loro alleati dovranno prepararsi a quattro tipi di guerra: (a) "simmetrica", cioè contro una potenza simile; (b) "asimmetrica", contro il terrorismo; (c) "poliedrica", con lo scopo di bonificare regimi divergenti e riorganizzarne i territori; (d) "triangolare", per impedire guerre nucleari o biochimiche a due contendenti, disarmandoli da una posizione di "terzo" pacificatore. Le tre nuove categorie prenderanno il nome di "guerra ordinativa". Cioè un uso della forza che è strumento di formazione di un monopolio mondiale della violenza. La sicurezza globale sarà trattata come un fatto "interno" di un sistema planetario non più diviso tra sovranità che vietano condizionamenti dall’esterno (architettura multipolare), ma come area in cui si applicherà il medesimo standard di ordine (convergenza unipolare). Tale direzione storica – ora contrastata da Cina, Francia e Russia - troverà consensi crescenti perché non può esistere un mercato globale senza una funzione ordinatrice altrettanto globale. I dubbi, invece, riguardano l’efficacia dello strumento militare. Solo l’America potrà fornire i mezzi principali per tutti i tipi di guerra. Come sta evolvendo quell’arsenale? E’ orientato verso i nuovi requisiti, si è visto in Iraq, adattando l’impianto costruito nella Guerra fredda (elefante smagrito) e non tentando innovazioni totali. I futurizzanti criticano tale compromesso perché lo vedono sbilanciato sul lato conservatore. Ma per questa rubrica futurizzante è inevitabile che i nuovi strumenti evolvano come varianti dal primo tipo. Il pianificatore deve tener conto di una matrice che combini la prontezza operativa globale dei mezzi attuali, il mantenimento di capacità del primo tipo e la costruzione di quelle future (armi ad energia, proiettabili dallo spazio, integrazione di truppe di presidio interno con quelle combattenti, mobilità mondiale istantanea, ecc.). Infatti non è questo il punto. Lo è la valutazione di quante innovazioni siano pronte sulla carta e rapidamente sviluppabili se necessario. Con tale metro l’arsenale Usa può dirsi già futurizzato, quello europeo 40 anni-tecnologia indietro. Qui il gap di massa critica per le guerre ordinative.

(c) 2003 Carlo Pelanda
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