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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1999-4-13L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

1999-4-13

13/4/1999

Chiarire i dati dello sterminio significa definire quanto sia giusta la guerra

Quanti sono i kosovari di etnia albanese uccisi dalle truppe serbe? Non c'é alcun dato ufficile. Eugene O'Sullivan, responsabile degli osservatori dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e cooperazione europea), ha organizzato una squadra di 60 analisti, pochi giorni fa, per raccogliere le testimonianze dei profughi kosovari al riguardo degli atti di sterminio perpetrati dai militari, paramilitari e poliziotti serbi. Tale materiale sarà poi inoltrato al tribunale internazionale per i crimini contro l'umanità. Ad un certo punto, quindi, sapremo qualcosa di più. Ma é importante conoscere adesso l'entità del massacro perché ha un valore politico fondamentale. Riguarda la possibilità di poter trattare o meno con Milosevic. Se si prova che ha ordinato uno sterminio a vasta scala non sarà possibile arrivare ad alcun negoziato con costui e con il vertice politico, amministrativo e militare che ne é complice. Se ne deve abbattere militarmente il regime, così come si fece con Hitler, senza accettare alcun compromesso. Se, invece, si prova che le vittime civili sono state conseguenza non direttamente voluta, e comunque non di massa, dell'azione serba contro la guerriglia dell'Uck, allora, pur restando l'imputabilità per eccesso di violenza, non sarebbe possibile trattare Milosevic come un criminale totale e quindi usare questo motivo per escludere compromessi con lui.

I governi occidentali - pur legittimando l'azione bellica sulla base dell'efferatezza di Milosevic- non sembrano avere una gran fretta di svelare dati certi sull'entità e modalità delle morti kosovare. Certo, lasciano trapelare qualche singola foto satellitare di una fossa comune ancora fresca, per tenere vivo il sospetto. Ma é evidente che non vogliono specificarlo. Potrebbero farlo? Certamente, ma il dato non viene svelato perché una criminalizzazione provata di Milosevic, appunto, impedirebbe l'eventuale compromesso nel caso questo diventasse necessario. Anche perché il dato non svelato può essere usato come pressione sul leader serbo, ovvero rinunciare alla sua imputazione in cambio di un cedimento. Per capirsi, gli ex-leader serbi-bosniaci Karadzic e Mladic sono oggetto di un mandato di cattura da parte del tribunale internazionale detto sopra per aver ordinato esplicitamente lo sterminio di civili (musulmani e croati). Ma i governi Nato che potrebbero organizzare operativamente la cattura si guardano bene dall'eseguirla. Sarebbe un precedente che irrigiderebbe le possibilità negoziali sottobanco in casi futuri (oppure é stata promessa loro l'impunità in cambio di un cedimento). Imputati minori, per rango e non per violenze commesse, invece, vengono catturati perché questi non contano sul piano politico. Così é. E qualsiasi diplomatico o professionista nelle relazioni internazionali sarebbe assolutamente d'accordo sul fatto di non chiudere tutte le vie d'uscita ai leader nemici prprio per non ridurre la flessibilità negoziale.

Ma come opinione pubblica vogliamo sapere. Ci serve per capire quanto "giusta" sia la guerra in corso e, quindi, fin dove vada spinta. Cerco di darvi uno scenario ipotetico con il solo scopo di chiamare conferme o smentite, cioé di non lasciare nascosto il dato fondamentale: é sterminio deliberato o no?

Tutti gli indizi portano a dire che lo é, di entità enorme. Le uccisioni sono cominciate, a grande scala, dall'inizio del 1998. Fino al luglio dello stesso anno le uccisioni di civili da parte delle truppe serbe erano motivate nell'ambito dell'azione contro la guerriglia dell'Uck. Dopo ogni attacco contro le truppe serbe, queste entravano nel villaggio più vicino e fucilavano piccoli gruppi di civili. E' una tecnica antiguerriglia che tende a togliere, inducendo paura, il supporto della popolazione agli insorti. Gli eventi principali, e le fosse con ciascuna dai 10 ai 20 civili sepolti, sono avvenuti nei seguenti villaggi: Likosane e Cirez (fine febbraio); Prekaz (prima settimana di marzo); Poklec (primi di maggio); Ljubenic (fine maggio); Decani (giugno); Drenoc e Vokshit (luglio). Nell'estate del 1998 il conflitto tra Uck e truppe serbe si é intensificato. Nel settembre i serbi si resero conto che non potevano riprendere il territorio prima dell'inverno che avrebbe impedito la loro mobilità e favorito i guerriglieri. La repressione cambiò marcia. Da, pur terribile, azione limitata di contenimento dell'insurrezione si trasformò in azione generalizzata di sterminio ed espulsione della popolazione civile albanese dal Kosovo. Da questo punto in poi si configura il vero é proprio crimine contro l'umanità. Prima della fine dell'anno già quattrocentomila kosovari erano profughi. I maschi giovani sono stati cercati e uccisi sistematicamente. Poi, dall'inizio del 1999, la violenza si é estesa sempre di più come leva per convincere i kosovari ad andarsene. Un milione e centomila profughi. Sulla base della modalità dell'azione serba, combinata con il numero degli sfollati ed incrociata con le testimonianze, si può trarre l'ipotesi, stima per difetto, che almeno 25mila civili siano stati trucidati negli ultimi quattro mesi. Se confermato, questo dato segnala: (a) che si tratta di deliberato sterminio di massa; (b) che la guerra per ferrlo e punirne i responsabili é giusta; (c) che deve andare fino in fondo senza compromessi.

(c) 1999 Carlo Pelanda
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