La Cina ha sperimentato con successo una capsula spaziale – tipo Soyuz e non Shuttle - senza equipaggio. La prossima missione lo avrà e Pechino diventerà la terza potenza, dopo Usa e Russia, capace di gestire voli umani nello spazio extraterrestre. Il programma cinese, al momento, non impressiona gli osservatori perché adotta vecchie tecnologie ex-sovietiche. Ma i più attenti non ne sottostimano l’ambizione. E’ credibile? Dato di impressione. A metà degli anni ‘90 questa rubrica ebbe l’opportunità di poter dialogare a fondo – testimone l’allora addetto militare italiano a Pechino, generale Mini - con i pensatori dell’Istituto cinese di studi strategici. Emerse una concezione del tempo diversa da quella occidentale: la pianificazione di lunghissimo periodo, sapendo collegare in catena logica ed operativa gli investimenti. Passo dopo passo, in accelerazione ed aumento costante delle capacità pur minime all’inizio: la "lunga marcia". Quindi le prospettive della Cina non vanno valutate in base al livello contingente di possibilità, come fanno – ad esempio - i think tank che ne sottolineano l’arretratezza tecnologica corrente, ma in relazione alla volontà applicata lungo l’asse del tempo. Tale volontà, in forma di nazionalismo competitivo, è tanta sia in generale sia nel settore spaziale. Dato tecnico. Nel 1994 Andrew Marshall (Net Assessment, Pentagono) firmò uno scenario dove si prevedeva che la Cina avrebbe raggiunto nel 2025 le stesse capacità economiche e militari degli Usa. Studi più recenti rafforzano questa ipotesi e rendono credibile l’ambizione cinese. Infatti la programmazione militare americana ne tiene conto. Nel 2022 gli Usa saranno in grado di gestire una esobattaglia per il controllo dell’orbita e la difesa di quello che gira attorno alla Terra. Con il problema di stare davanti qualche "anno tecnologia" ai cinesi. Ma in alcuni circoli intellettuali il fatto che l’America abbia nuovamente un esocompetitore, dopo il collasso sovietico, viene visto con favore. Perché vi sarà una gara per la conquista di Marte, obiettivo dichiarato dalla Cina oltre a quello delle capacità orbitanti. Attualmente la Nasa è in una configurazione di bilancio che da l’impressione di posporre lo sbarco sul pianeta rosso, pur attivo un progetto che ne vuole iniziare la terraformazione dal 2080. I cinesi potrebbero tentare l’atterraggio, prima, tra il 2015 ed il 2020 e pretendere la proprietà (non regolata da trattati espliciti che lo impediscono, tipo Antardide o, impliciti, tipo Luna). L’America, quindi, ha di nuovo una pressione per accelerare i programmi extraorbitali e questa è una buona notizia esofuturizzante.