Dintorni di Atlanta, 1997. L’uno: non possiamo giocare a Dio. L’altro: dobbiamo, perche’ Dio e’ solo l’anticipazione simbolica della nostra ambizione antropica. Ero nell’aula accanto a fare lezione – scenari globali - e le urla dei due biologi litiganti distraevano. Non per rumore, ma per appeal. Se dibattevano su questo voleva dire che prevedevano un futuro dove la vita poteva essere creata e modificata a piacere. Irruppi con i miei studenti nell’altra sala: “ehi, biocolleghi, scenarizziamo insieme”. Alla lavagna, da parte loro, apparve chiaro che la biologia stava effettivamente candidandosi a diventare una “teologia della sostituzione”. La tecnologia, e non Dio, ti salva la vita: terapie geniche che potranno riparare quasi tutto, eugenetica, creazione di basi biologiche nuove, forse l’immortalita’. Ma la visione di scienze sociali rese altrettanto chiaro che sarebbe stato molto difficile attuare in tempi brevi una “sostituzione della teologia” corrente. La tecnica (elite) corre piu’ della morale (massa), ma e’ la seconda che fornisce il capitale alla prima: senza consenso non avrebbe finanziamenti. Quindi, per realizzare la biorivoluzione bisognava incanalarla entro due argini: (a) evitare il conflitto tra tecnica e morale; (b) far evolvere i limiti della seconda per allargarli e quindi dare progressivamente piu’ spazio al tasso di novita’ socialmente accettabile. Tale bozza di scenario mise d’accordo i biolitiganti: si gioca a Dio, ma nei limiti che Dio - la societa’ – concede. I miei studenti-ricercatori, successivamente, trovarono che una politica di “biocibernazione dinamicamente bilanciata” era effettivamente in atto. Ma che gli europei, inglesi a parte, la ottenevano con troppi cedimenti verso la morale conservatrice. Per esempio gli eccessi di restrizioni bioetiche e in materia di alimenti transgenici. Gli americani, invece, riuscivano a mentenere il bilanciamento piu’ spostato in avanti. Bush, in questi giorni, ha si’ bandito la clonazione per fini riproduttivi umani sulla spinta della maggioranza religiosa che lo sostiene, ma ha dato il via per accelerare le terapie geniche basate sulle cellule staminali. Un bel salto in avanti, pur nel bilanciamento. Perche’ tale differenza? Pressioni industriali a parte, le elite politiche statunitensi vogliono mantenere la superiorita’ tecnologica che le eccessive limitazioni domestiche farebbero migrare altrove. Gli europei sentono di meno questo problema perche’ meno imperiali e piu’ introversi. Quindi il bilanciamento spostato in avanti della biorivoluzione pare fortemente correlato con l’intensita’ della geopolitica di potenza. E il Nasdaq, che ringrazia, con l’Impero.