La questione dello scudo spaziale statunitense andrebbe rivista alla luce di uno scenario strategico più ampio. L’avvio dell’Amministrazione Bush, che ne ha messo in priorità lo sviluppo, è un buon momento per parlarne. L’impostazione del programma di difesa antimissile - approvata dal Congresso nel 1999 - ha risentito di molti fattori distorcenti. I democratici non lo volevano e Clinton lo varato con riluttanza limitativa. Anche dovuta alla necessità di minimizzare la violazione del trattato ABM siglato con Mosca nel 1972. I repubblicani lo sostenevano con forza, ma lo hanno caratterizzato riduttivamente come “Maginot” antimissile. Il tutto spinto dalla priorità di aiutare l’industria della difesa statunitense, in particolare Boeing e Raytheon. In sintesi, il programma è stato pensato in base a criteri troppo restrittivi, domestici e lobbyistici. Esito: gli europei, a cui è stato offerto di abbonarsi all’ombrello antimissile, ma non di partecipare con le loro industrie, hanno sparato contro, Francia in primis; Mosca è di traverso; il programma è sottodimensionato e confuso e, anche per questo, i test sono per lo più falliti.Un disastro diplomatico e tecnico. Vediamo entro quali parametri il progetto antimissile dovrebbe essere rilanciato.
Sta emergendo un nuovo fabbisogno di sicurezza. Circa venti paesi potenzialmente nemici o instabili hanno capacità proliferative e missilistiche. Nel prossimo futuro, la Cina avrà strumenti di potenza simili a quelli americani (2025), che sta costruendo in modo accelerato. Aumenta la probabilità sia di conflitti locali, tipo Irak o Kosovo, sia di interventi di pacificazione, tipo Timor Est. E quella di guerra tra nuove potenze nucleari, Pakistan ed India. Quale nuovo sistema potrebbe diventare il chiodo unico a cui appendere una varietà di capacità militari – difensive, offensive e dissuasive - in grado di gestire tutti questi rischi nel modo più efficiente? Evidentemente una struttura di dominio esclusivo dello spazio extraterrestre che: (a) veda tutto quello che accade nel pianeta in tempo reale; (b) indirizzi armamenti dove serve o li lanci direttamente (armi ad energia, vettori); (c) assista con un ombrello spaziale ed aereo di superiorità assoluta qualsiasi intervento piccolo o grande in qualsiasi territorio; (d) e permetta una difesa antimissile totale e globale. La quale, inserita in questa sistema più ampio, godrebbe di un traino tecnologico e di un’economia di scala che ne accrescerebbero l’efficacia a minori costi specifici. Ma un tale superscudo globale sarebbe fattibile solo se americani ed europei integrassero le risorse finanziarie, militari ed il sistema industriale. E se cooptassero, pur ad un grado iniziale inferiore, i russi. Probabilità? Poca. Ma senza tale evoluzione gli americani si troverebbero con uno scudo piccolo e fonte di dissenso e gli europei in grave imbarazzo. Un calcolo razionale mostra che la cooperazione, nel senso detto, risolverebbe il problema ad ambedue. Lo faranno?