I governi occidentali mostrano una difficoltà crescente nel definire ed applicare standard di sicurezza allo stesso tempo efficaci ed efficienti: regolano troppo o troppo poco. Gli europei hanno finora gestito con modi inefficaci l’emergenza mucca pazza. L’errore è stato quello di dare priorità alla minimizzazione del costo economico di breve periodo e del dissenso. Ma così facendo hanno generato un danno maggiore di lungo termine al settore. Un intervento cautelativo più tempestivo e duro - l’eliminazione totale della popolazione bovina in date aree del continente e la sua ricostruzione con controlli più rigorosi - fatto agli inizi degli anni ’90 avrebbe prodotto costi diretti (risarcimenti) ed indiretti minori di quelli che ci saranno alla fine della vicenda. E meno morti. Il governo americano ha compiuto uno sbaglio simile, in altra materia, quando nei primi anni ‘90 fu troppo sensibile alle richieste delle industrie biotecnologiche di non etichettare gli organismi geneticamente modificati. Tecnicamente la scelta fu corretta in quanto tali bioprodotti erano (e sono) innocui ed utili, oltre ad essere ben controllati. Ma l’ente regolatore avrebbe dovuto capire, in quanto era già evidente, che l’opacità in caso di oggetti simbolicamente delicati avrebbe esposto la tecnica transgenica ad una facile ed ingiustificata demonizzazione. Così avvenne e oggi i governi di tutto il mondo sono forzati ad imporre regole di cautela eccessiva che soffocano lo sviluppo di tale settore. Questo è un tipico caso dove una regolazione inefficace ne genera, poi, una inefficiente. Un altro esempio del genere è quello della sicurezza in materia di contaminazione elettromagnetica. Si è passati dalla disattenzione e da regole troppo lasche a vincoli di cautela eccessiva, portatori di costi inutilmente pesanti. Questi, e tanti altri casi del genere, se proiettati nel futuro, fanno ipotizzare uno scenario dove l’evoluzione e diffusione delle nuove tecnologie e tecniche industriali potrebbe essere compromessa dall’incompetenza delle istituzioni nell’inquadrarle entro regole di sicurezza. Il problema è la fiducia. Parte della sua costruzione dipende dal comportamento dei soggetti di mercato. Ma la componente più importante è la certificazione: un’autorità credibile garantisce che quel prodotto o processo è sicuro. Un parlamento ed un governo non sono i luoghi migliori né per l’analisi scientifica né per la generazione di standard efficienti ed efficaci (“lungimiranti”). Sono troppo permeabili a criteri di contingenza e ad interessi di parte. Quindi vanno pensate nuove istituzioni nazionali ed internazionali in materia. Con quale modello? Quello delle banche centrali. Gli stessi motivi che hanno tolto la politica monetaria dalle vaghezze della politica consigliano di trasferire il potere di certificazione della sicurezza ad una autorità tecnica indipendente. Se uno come Greenspan dicesse che la bistecca è sicura, la mangerei. Se lo sostiene il pur rispettabile Veronesi, no.