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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2000-11-11Il Foglio

2000-11-11

11/11/2000

Il modello della prima economia Internet non funziona, ma il prossimo sarà quello buono

Dopo tre anni, circa, di avvio del mercato Internet si è finalmente in grado di valutarlo in base ai fatti. Il dato principale – anticipato in questa rubrica tempo fa -   mostra che la remunerazione delle operazioni Internet va cercata in massima parte attraverso l’uso indiretto (es. marketing) della rete e solo in piccola parte via quello diretto (es. e-commerce). Il “modello di business” iniziale, invece, scommetteva sull’opzione opposta: che sarebbe stato possibile vendere di tutto on line. Chi ha seguito tale via – nell’esperienza pilota americana - è fallito o sta fallendo oppure sta riconfigurandosi. Il mercato ha capito in ritardo questa realtà a causa di una moda effimera che l’ha inizialmente nascosta: la gente comprava on-line per il gusto di sperimentare la novità. Poi non ne ha visto più l’utilità.  Questo non vuol dire che non si possano vendere oggetti via Internet. La rete è un ottimo veicolo commerciale diretto per prodotti particolari di nicchia e per utenti specialistici o d’élite. Inoltre sta crescendo abbastanza bene il sistema di accesso elettronico ai servizi finanziari. Ma lo spostamento a grande scala del commercio generalista dal negozio alla rete si è rivelata una profezia sbagliata. E con essa quella che vedeva in Internet un grande disintermediatore. Credenza che ha alimentato l’idea che potesse nascere un mercato di operazioni “dirette” in rete. Fallita questa scommessa, il mercato sta avviandosi verso un modello futuro più adeguato? Non ancora. In America, la crisi in atto dell’economia Internet di prima generazione rende prioritario un consolidamento dell’esistente più che un rilancio, anche se concettualmente pronto.  Soprattutto, gli investitori provano un sentimento di sfiducia – per altro immotivato in prospettiva - nei confronti del settore complessivo. In Europa, particolarmente in Italia, si nota una sorprendente persistenza del mito originario dell’era Internet. Per esempio, si propongono tuttora nuovi “portali” di tipo tradizionale che non potranno soddisfare le attese di profitto. Fenomeno che indica una notevole inefficienza informativa, e una certa densità di dilettantismo, in questa area del mercato. Comunque, entro uno o due  anni, Internet verrà certamente usata per quello che può realmente fare e dare: uno strumento formidabile di marketing e di gestione personalizzata del cliente. Tale natura indiretta dell’utilità della rete renderà molto minore il numero delle aziende “solo Internet”, ma costringerà tutte le imprese del mercato globale – e i luoghi commerciali -  ad informare sempre di più e meglio via rete. Ciò aumenterà le connessioni sul piano mondiale e spingerà nuove tecnologie sia a livello di terminali che di software. Sarà un “netbang”. Ma lo coglierà chi sarà passato in tempo dal mito frettoloso della “Nuova economia” alla visione della “Next  Economy”: l’individualizzazione delle operazioni commerciali e relativa rivoluzione dei modelli produttivi.

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