La priorita’ non e’ solo quella di riformare il Fondo monetario internazionale, ma quella di creare nuove istituzioni di governo dell’economia mondializzata. Che, mancando, rendono la globalizzazione un vuoto politico. Le nazioni hanno ceduto la loro sovranita’ economica al capitale quando, saggiamente, lo hanno lasciato libero di circolare internazionalmente. E oggi il mercato globale e’ governato da uno standard invisibile: il capitale entra ed esce nei paesi a seconda della loro maggiore o minore capacita’ di remunerarlo. Sovrano. Da una parte, tale assetto mondiale e’ un formidabile motore di crescita: i primi dieci anni di globalizzazione mostrano che la ricchezza totale del pianeta e’ enormemente aumentata. Dall’altra, questa non si e’ diffusa in modo sufficientemente omogeneo ne’ tra i paesi ne’ all’interno di essi. Squilibrio e dissenso. Non per colpa dello standard invisibile. Ma perche’ il suo dominio richiede complicate riforme di solidita’ (paesi emergenti) ed efficienza (paesi ricchi) che le nazioni non sono riuscite ancora a fare. Per esempio, la nuova liberta’ del capitale in un’Europa irriformata ha generato un pauroso deflusso finanziario. La natura opaca e sregolata del mercato dei capitali di molte nazioni emergenti le ha portate a crisi di instabilita’ e recessive. Due alternative: (a) si lasciano, come ora, le nazioni svuotate di sovranita’ economica e costrette a sottostare senza cuscinetti al rigore selettivo dell’efficienza capitalistica, cioe’ a cambiare con le brutte; (b) si torna a queste una parte di sovranita’ utile a gestire con piu’ flessibilita’ l’applicazione dello standard globalizzante al loro interno. Per evitare che lo squilibrio aumenti, con rischio crescente di crisi, non si puo’ far altro che praticare la seconda opzione: un consolidamento politico della globalizzazione. Come? Creando un Tavolo internazionale per le compensazioni. Tale funzione delicatissima dovra’ essere per forza intergovernativa, “politica”, e non delegata a burocrazie tipo quelle del Fondo o del Wto e quant’altro. Perche’ dovrebbe riorganizzare e gestire un nuovo doppio ciclo delle sovranita’: (1) le nazioni – requisito fondamentale per la crescita - rinunciano al protezionismo ed accettano di darsi modelli politici compatibili con lo standard globalizzante; (2) in cambio la comunita’ internazionale gliela restituisce in forme concordate e cooperative tali da permettere ad ogni paese una sua via nazionale equilibrata per farlo. E’ un’ipotesi sensata che Paolo Savona ed io stiamo dettagliando nel libro “Sovranita’ e ricchezza” (febbraio 2001). Avrebbe anche il merito di non dover caricare sul Fmi missioni che non puo’ svolgere bene, per esempio condizionare dall’esterno la politica di risanamento in un dato paese. In conclusione, i compiti del Fondo vanno ristretti a quelli tecnici di prestatore di ultima istanza per le emergenze. Quelli piu’ politici andrebbero trasferiti ad una nuova, qui sollecitata, istituzione intergovernativa dedicata al bilanciamento globale.