La maggior parte degli scenari prevede una diffusione senza soste delle nuove tecnologie di massa (Internet, computer, telefonini, automazione). In particolare, si ritiene incondizionata e totale la loro accettazione da parte della popolazione del mercato globale. Ma negli Stati Uniti, dove lo sviluppo tecnologico e’ piu’ socialmente esteso, i dati cominciano a segnalare che il cibermercato dovra’ soddisfare molte piu’ condizioni per continuare ad espandersi. Circa 77 milioni di adulti sono utenti entusiasti di Internet. Ed il loro numero tende ad aumentare del 10% all’anno. Ma ben 108 milioni non hanno alcun interesse ad usare la rete. Il 60% dei possessori di un computer ha smesso di acquistare le versioni piu’ evolute. Il 43% ritiene che la tecnologia sta correndo troppo in fretta. Ed il 40% la valuta sempre piu’ complicata. Un altro dato (rilevato da Cyber Dialogue e da USA Today) e’ molto indicativo. Il numero degli utenti di Internet che hanno smesso di usarla sta aumentando: 15,9 milioni all’inizio del 1998: 26,2 milioni nella seconda parte del 1999; 28,5 milioni nel 2000. In sintesi, ci sono pesanti segnali di rigetto. Per tre motivi, penso. L’efficienza comunicativa e gestionale data dalle nuove tecnologie dell’informazione aumenta lo stress nel lavoro: manager e segretarie riescono a svolgere almeno dieci volte piu’ attivita’ che nel recente passato (infatti la produttivita’ e’ balzata a livelli record), ma alla fine della giornata hanno gli occhi fuori dalle orbite per tutte le e-mail lette e spedite. Internet e’ uno strumento fondamentale di lavoro e di svago per chi ha interessi ben precisi. Ma chi non li ha fa fatica a trovarvi contenuti eccitanti. Terzo motivo, in effetti l’uso delle nuove tecnologie richiede un continuo sforzo intellettuale ed una base culturale notevole, che solo una parte della popolazione possiede. Questi fattori di gap nel rapporto uomo-macchina stanno creando due grossi problemi: (a) una possibile contrazione nel ritmo di espansione della rivoluzione tecnologica; (b) una pericolosa spaccatura sociale tra “e-in” ed “e-out”. Soluzioni? Due: (1) riadattare il capitalismo tecnologico e la sua creazione di cibernovita’ a ritmi piu’ “umani”; (2) creare tecnologie ancora piu’ potenti: computer gestibili dalla voce e, nel futuro, dal semplice pensiero; da Internet ad una Hypernet capace di connettere esperienze sensoriali totali; assistenti con intelligenza artificiale che aiutino a smaltire il lavoro (e-cloni). Io scelgo la seconda, ma il dibattito e’ aperto su www.carlopelanda.com.