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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2000-7-8Il Foglio

2000-7-8

8/7/2000

E-voluzione della new economy. Il trionfo dei siti di nicchia e il crollo di quelli generalisti

E-voluzione. Da una parte, aumentano le connessioni e gli utenti globali della rete. Dall’altra, in America, la maggior parte delle imprese dedicate al commercio elettronico stanno fallendo e quasi tutte, nel mondo, non riescono a fare profitti. I "portali" generici, anche perché troppi, stanno per entrare in crisi. In sintesi, è stata selezionata negativamente la fase generalista dell’economia Internet. Questa si basava sull’idea che fosse possibile vendere qualsiasi oggetto in rete e fare molto utile perché la leggerezza strutturale e non-fisicità di un’azienda Internet riduce i costi marginali. I motivi del flop sono due: (a) solo un piccolo numero di oggetti e servizi riescono ad essere oggetto di transazione su rete, problema illustrato qualche mese fa in questa rubrica (se non tocco la cravatta non la compro, ricordate); (b) cosa che costringe i mercanti on-line ad ibridarsi con reti commerciali fisiche, ma ciò aumenta i costi marginali dell’espansione facendo venir meno l’attrattività principale di un’azienda Internet. La crisi di Amazon.com Inc., migliore prototipo di azienda Internet di prima generazione, rispecchia perfettamente quanto detto. Una parte del mercato non l’ha ancora capito, particolarmente nelle aree dove lo sviluppo della net-economy è avvenuto con ritardo ed è ancora in fase romantica. Per esempio, molti in Europa stanno replicando gli errori che hanno massacrato i pionieri (e gli investitori) statunitensi: modelli di e-business generici, eccesso delle offerte di siti in relazione agli utenti possibili, non precisazione degli utili attesi. Prenderanno la loro musata. Ma la parte più evoluta del mercato stesso sta entrando in una nuova fase di ricerca per inquadrare meglio i veri potenziali di Internet.

Da dove parte la caccia per gli e-contenuti di seconda generazione? Prima di tutto dall’analisi di cosa sia sopravissuto nella prima. Il trade on-line di valori finanziari pare funzionare. Alcune forme di intermediazione passiva in rete, tipo e-bay, anche. Commercializzazioni on-line di prodotti specifici, di nicchia e con marchio già affermato (per esempio il successo della vendita in un solo giorno di mille moto Ducati speciali), stanno andando molto bene. Questi casi lasciano intendere che, chiusa l’esperienza generalista, comunque c’è un grande spazio per operazioni e-commerce di nicchia o per vendere servizi specifici e accessi informativi. Un’altra evidenza – questa già colta da tutto il mercato - è che Internet sia uno strepitoso strumento di marketing e di efficienza nei processi industriali. Che diventerà un fattore chiave della concorrenza futura. Quindi ci sarà bisogno di nuove aziende di servizi che vendano le competenze di e-marketing e quelle di disegno, ingegneria e gestione delle piattaforme web. Questo nuovo settore troverà centinaia di milioni di clienti aggiuntivi man mano che le microimprese, i negozi, gli utenti individuali prenderanno confidenza con la rete e vorranno farsi un sito proprio. Più o meno questi saranno i contenuti prevalenti di seconda generazione. E per la terza, tra cinque anni circa? Nascerà una nuova rete la cui caratteristica principale non sarà la connettività di per se, ma la maggiore intelligenza (artificiale) dei terminali: hypernet e, di conseguenza, nuovi ipercontenuti oggi non ancora immaginabili. Ma si può anticipare che solo allora sarà veramente nuova economia.

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