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Carlo Pelanda: 2000-6-24Il Foglio

2000-6-24

24/6/2000

Se le tirano un missile, L’Unione Europea riunirà un comitato, che consulterà una cellula, che…..

La rivista Foreign Affairs, nel numero di luglio, ha pubblicato un articolo di Philip H. Gordon (Their own Army?) che rispecchia le perplessità statunitensi sul processo di formazione di una forza militare europea unificata. Se fatta male – scrive – potrebbe mettere sotto tensione le relazioni atlantiche ed indebolire la sicurezza europea. Valutiamo questa ipotesi.

 Nell’eurovertice di Santa Maria Da Feira conclusosi martedì scorso si è passati dalla fase preparatoria a quella di definizione finale ed operativa delle istituzioni di difesa comune. A pagina 28, allegato 1, del comunicato finale si legge: “ in caso di crisi si intensificheranno il dialogo e le consultazioni”. Tra chi?  Il Comitato politico e di sicurezza ad interim; dal quale dipende un generico “organo” militare ad interim; che in qualche modo dovrà riunirsi con il Centro di situazione / cellula di crisi, il tutto coordinato dall’ufficio di Mister Pesc(d), il segretariato generale per la politica estera e di sicurezzza comune + difesa (che i 15 hanno appena deciso di rinforzare “con esperti militari distaccati dagli Stati membri”); che dovrà anche sentire l’appena istituito Comitato per la gestione civile delle crisi; e il futuro gruppo di coordinamento – rigorosamente paritetico secondo le regole decise in Portogallo – con la Nato. Si dovrà anche consultare il Comitato ad hoc dei contributori, cioè dei paesi Nato che non sono membri UE ed eventuali altri. C’è altro, ma tanto basta rendere evidente che la UE sta organizzando il sistema di difesa comune attraverso logiche “orizzontali” e non “verticali”. Ingegneria istituzionale che, nel settore della guerra, è da considerarsi bizzarra: ti sparano un missile e tu riunisci il comitato. In sintesi, stiamo facendo le cose molto male in quanto tale tendenza non può portare ad altro che ad un’organizzazione pasticciata. Va detto che probabilmente questa fase un po’ ridicola  del “comitatismo militare” è un passo politico necessario per abituare i diversi sistemi nazionali a cooperare tra loro e che, alla fine, ci sarà una svolta verticalizzante. Ma va notato che tale struttura orizzontale è già in via di formalizzazione e che sarà molto difficile modificarla una volta instauratasi. Si formerà, poi, una burocrazia che resisterà tenacemente alle semplificazioni. Anche perché tanti comitati aumentano i posti ben remunerati per i militari usualmente malpagati e costantemente in ansia a causa della scarsità di ruoli di vertice nella fase matura della carriera. Soprattutto, un paese militarmente sovradimensionato come la Francia non necessariamente vede male un sistema europeo operativamente debole, ma politicamente rilevante. Può, infatti, far contare di più la propria forza (e industria) militare nazionale travestendola come europea e, grazie a questo, imporre più limiti di interesse francese alla Nato, cioè al potere americano. Che potrebbe reagire riducendo gli impegni europei. Tale ipotesi porta ad uno scenario di peggioramento della nostra sicurezza sia per l’inefficacia operativa della struttura orizzontale sia per un depotenziamento della Nato voluto da una UE che è circa di venti anni-tecnologia dietro gli americani. Ciò rende preoccupante il fatto che proprio Parigi avrà la presidenza di turno dell’UE nel  semestre in cui si prenderanno le decisioni finali (Nizza, dicembre) in materia di difesa comune e rapporti con la Nato.

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