Già da molto tempo i titoli azionari del comparto tecnologico hanno mostrato andamenti del tutto indipendenti dalla valutazione basata su parametri classici, quali i cosiddetti fondamentali. Questo vuol dire che per gli operatori é irrilevante il concetto di sopravvalutazione. Così come nell'ultimo anno ci sono stati centinaia di titoli che apparivano "sottovalutati", ma nessuno se li é filati perché l'umore della maggioranza degli investitori percepiva rialzi più promettenti in settori diversi. In sintesi, il punto é che sono più i flussi "grossolani" di capitale e le mode che determinano gli andamenti borsistici che non altri fattori "raffinati", tipo la valutazione di dettaglio sulle prospettive di una singola impresa. Usiamo questa chiave analitica per tentare di delineare lo scenario borsistico nel prossimo futuro.
La crescita alle stelle del mercato azionario americano é stata spinta, dal 1995 in poi, da un enorme ed anomalo flusso di capitali. La tendenza alla riduzione dell'inflazione e dei tassi ha trasferito molto capitale dai titoli a reddito fisso, poco remunerativi, alle azioni. Tale movimento é stato anche stimolato da un umore generalmente ottimistico sulla crescita statunitense. Le conferme fattuali che ciò era vero hanno, poi, amplificato il fenomeno. E attratto sempre più i risparmi da tutte le parti del mondo. Cosa che é diventata una vera e propria inondazione di capitali nell'autunno del 1998, quando il mercato americano appariva l'unico crescente in un mondo tutto in recessione o in stagnazione. La riduzione dei tassi del dollaro in quel periodo ha inondato ulteriormente di liquidità il sistema. La bolla di denaro abbondante si é riversata nel canale che remunerava di più, le Borse americane ed i titoli tecnologici che erano la nuova moda, aumentando ovviamente il livello del lago. E il valore di cambio del dollaro. Fatto che ha gonfiato ulteriormente la bolla anche perché ha contenuto (per il poco prezzo delle importazioni) l'inflazione e rinfuocato l'ottimismo rialzista. Ma adesso i flussi di capitale aggiuntivo stanno riducendosi perché quasi tutto il risparmio mondiale che poteva andare sul dollaro ed a Wall Street ci é già andato. C'é meno acqua nei fiumi ed il livello del lago non sale più. Per questo la crescita azionaria (aggregata) ha trovato un "tetto". La situazione di oggi - semplificando - é che permane ancora molto ottimismo, ma c'é meno capitale aggiuntivo capace di trasformarlo in crescita finanziaria ulteriore. E questo é un notevole problema di (macro)limite espansivo perché non si vede da dove possano venire nuovi denari ad alimentare le Borse statunitensi. Inoltre, più le economie asiatica, europea e sudamericana si riprenderanno, più é prevedibile che i capitali rifugiatisi nel dollaro nel periodo di loro crisi o stagnazione vi torneranno, abbandonando (in parte) Wall Street. Quindi la tendenza più probabile di medio-lungo periodo - per altro invertibile da troppi nuovi fattori per stabilizzare tale previsione - é di una contrazione della Borsa americana. Ma, al momento, interessano di più gli andamenti nei prossimi mesi, cioé quelli più delicati perché vi sarà la transizione da un clima rialzista che dura da un quinquennio ad uno più ambiguo. Come se dopo una lunga corsa, accaldati, ci si trovi in un frigo. Sarà un crollo? Probabilmente no. Lo si può intuire dal fatto che il dollaro non ha perso terreno nei confronti dell'euro nonostante il crollo del 25% del Nasdaq in pochi giorni. Significa che il mercato crede nella possibilità di fare ancora profitti da quelle parti nonostante la situazione tecnica di "tetto", ma nel mantenimento di certo ottimismo tra i risparmiatori. Come? Attraverso rally rialzistici, cadute, altri rally. Finita la grande bolla, si passa alle bollicine. La selettività non sarà intesa, moralisticamente, come ricerca del titolo più solido, ma in termini di chi é più furbo nel vendere un minuto prima dell'inversione di un rialzo. Nel film la "Caduta degli schei" la colonna sonora sarà quella della "Cavalcata delle "Wall-kirie". Ciò, se si verificherà, non deve sorprendere né scandalizzare. Il mercato finanziario tende ad operare più attraverso bolle che non adottando razionalità lineari. E' la sua natura, dove la bolla non é l'anomalia, ma la norma. Pericolosa? Certo, ma se il mercato fosse razionale sarebbe già crollato. Quindi la capacità di generare bollicine nonostante forti limiti all'espansione sarebbe, in fondo, buon segno.