Evoluzione degli esohabitat. La logica di progettazione dei moduli spaziali ha finora considerato le esigenze umane - comodità, privacy e sessualità - secondarie nei confronti di quelle tecnico-ingegneristiche. Il problema non é emerso fino a che le missioni spaziali erano di breve durata e svolte da personale militarizzato, esercitato al massimo disagio. Ma attorno al 2010 si prospettano viaggi, per esempio verso Marte, con durata di tre anni. Ancor prima, a partire dal 2002, almeno sei umani, maschi e femmine, dovranno vivere con turni di sei mesi sulla Stazione spaziale internazionale orbitante, già in costruzione. Sta nascendo, poi, l'industria dell'esoturismo con investimenti già in atto per alberghi lunari (2020) e week-end in orbita (forse già dal 2006). Tali sviluppi rendono necessario l'adattamento degli habitat spaziali - moduli e navi - a esosoggiorni prolungati di personale civile meno tollerante dei disagi. Ciò implica l'inserimento di competenze psicologiche e di esoarchitettura degli arredi in una filosofia di progettazione fino ad ora monopolizzata dall'ingegneria "essenzialista". In questi giorni sono stati presentati, dalla Nasa, i prototipi dei moduli abitativi per la Stazione spaziale disegnati secondo questa nuova logica. E possiamo tentare una valutazione dello stato dell'arte. Da una parte, l'approccio umanistico dell'architetto é riuscito finalmente a rendere almeno vivibile il loculo spaziale. Dall'altra, la rigidità ingegneristica del disegno dei mezzi spaziali lascia ancora ben poca flessibilità per il loro arredo a fini di comodità. Per esempio, più privacy é stata cercata costruendo una sorta di tendina isolante per ciascun membro dell'equipaggio e scavando spazio per funzioni personali in modo quasi miracoloso. Tuttavia, pur essendo un enorme passo in avanti, la prima sensazione é che siamo ancora lontani dall'obbiettivo di una accettabile esoabitabilità per personale civile. Il fattore umano non va adattato posteriormente a requisiti tecnici, ma immesso come criterio principale nel disegno originario di un esohabitat. Ciò aumenterebbe i costi della tecnologia spaziale, ma ridurrebbe sostanzialmente due fonti di rischio. La sicurezza diminuisce nelle missioni prolungate se l'equipaggio, pur addestrato, viene sottoposto a stress da disagio cumulato (lo ammette Al Holland, responsabile dei programmi psicologici della NASA). Fatto confermato dai dati comportamentali (risse, errori) ricavati dalle lunghe permanenze sulla scomodissima stazione spaziale Mir. Soprattutto, gli investimenti esoturisitici potrebbero essere compromessi da una sottovalutazione del requisito di comodità. Mentre possiamo prevedere che questo nuovo criterio di progettazione si affermi proprio per ridurre i rischi detti, resta in dubbio il quanto si renderà completa la comodità stessa. Il punto non é tanto la rigidità ingegneristica quanto quella morale. Vediamolo.
La possibilità di compiere atti sessuali negli esohabitat é un fattore critico per renderli sia attrattivi a fini turisitici sia capaci di ridurre lo stress nelle missioni prolungate. Ma é difficilissimo fare l'amore ed eccitarsi in ambienti ristretti dove la gravità é zero o poca (nel caso lunare) se non si sviluppano delle tecnologie di supporto specializzato. In questa settimana sono stati svelati gli esperimenti di sesso nello spazio condotti da russi ed americani nel passato. I secondi li hanno condotti con l'intento di valutare quanto fosse possibile l'atto di concepimento extraterrestre, ma senza pensare all'eros. In sintesi, la tecnologia é arrivata a rendere possibile la riproduzione in esohabitat (per esempio, mutandoni di plastica che avvolgono ed àncorano i partner) ma non il divertimento. E ciò é dovuto ad un vincolo moralistico tipicamente americano. I russi - nelle missioni Salyut e Mir - hanno agito in modo più spregiudicato istruendo eroiche cavie femmine e maschi ad inventare ed improvvisare soluzioni. Cio ha dato notevoli informazioni di manualistica esoerotica, piccante l'ancoraggio mandibolare femmineo del maschio levitante. Inoltre si é appreso che certe posizioni fluttuanti riducono il problema di irrorazione sanguigna dei punti erogeni maschili e femminili a causa dell'assenza di gravità. Tuttavia i russi non hanno prodotto alcuna tecnologia rilevante, ma solo istruzioni che sono praticabili da personale molto addestrato e non dall'esoturista occasionale. Chi ha la tecnologia non l'ha applicata all'eros e chi ha esplorato il secondo non ha la prima. In conclusione, non ci sono ancora gli arredi ed i servomeccanismi utili a facilitare questo tipo di esocomodità. Per esempio, letti attivi disegnati per accompagnare e sostenere l'atto sessuale a gravità zero o poca. Incidentalmente, un tale prodotto esospaziale sarebbe anche anche utile sulla Terra. Facciamo l'amore su letti uguali a quelli di migliaia di anni fa e forse sarebbe più divertente averne di nuovi, (ciber)attivi e facilitanti. Lo segnalo perché la tradizione italiana di design e di (servo)robotica potrebbe essere la migliore al mondo per riempire tale vuoto.