H2-Economy. La contaminazione ambientale dei motori a petrolio ha raggiunto livelli intollerabili sia per la salute delle persone (la cappa di gas sopra le città) sia per il pianeta (le emissioni che modificano lo scambio termico tra la Terra e lo spazio creando l'effetto serra). Da anni si é alla ricerca del rimedio. Nell'Europa molto ideologica e poco tecnologica lo si é cercato dando priorità al metodo conservatore di limitare la circolazione delle auto, sia in modi indiretti (aumento dei costi) sia diretti (il divieto, in Italia, di transito domenicale in alcune città). Negli Stati Uniti, invece, dove la tecnologia é l'ideologia trainante si é puntato decisamente alla ricerca e realizzazione di motori privi di emissioni contaminanti. Da una parte, é evoluta una legislazione avanzata - la California é all'avanguardia - che ha definito standard e termini temporali molto precisi per forzare le industrie a produrre mezzi a impatto ambientale minimo. Dall'altra, il governo, attraverso il Dipartimento dell'energia, ha finanziato generosamente università ed industrie per la ricerca e sviluppo di veicoli alternativi a quelli spinti dal petrolio. Auto e bus a batteria, mezzi ibridi, alimentati da biogas, energia solare, nitrogeno liquido, e idrogeno. Da un paio d'anni é finalmente emersa una soluzione tecnologica che si dimostra più efficiente di tutte le altre: la cellula di combustibile ad idrogeno (fuel cell). Funziona come una batteria che non si scarica, ma che continua a produrre energia elettrica fino a che è rifornita di idrogeno ed ossigeno. I due elementi, passando per degli elettrodi, generano elettricità, calore e (come residuo) acqua pura. L'industria automobilistica si sta orientando sempre di più verso i motori elettrici alimentati da cellule ad idrogeno, abbandonando altri esperimenti, quali le auto a batteria e le tecnologie alternative dette sopra. I mezzi elettrici concepiti nel passato, infatti, hanno tempi lunghi di ricarica e poca autonomia. Inoltre l'energia presa dalla spina deve essere generata da qualche altra parte con metodi contaminativi. Nelle fuel cell, invece, basta inserire ossigeno ed idrogeno, la ricarica é fattibile in pochi minuti, la resa energetica é buona e quindi l'autonomia comparabile a quella di un auto tradizionale. E dal tubo di scarico, appunto, esce acqua pura. Nell'industria automobilistica, a partire dal 1998, si é diffusa velocemente la sensazione che si fosse a ridosso di una vera e propria rivoluzione: dal petrolio all'idrogeno. Ma é fattibile e, se sì, a quali condizioni?
La Daimler Chrysler ha presentato nel marzo del 1999 il prototipo di un'auto guidabile nell'uso quotidiano spinta da generatori ad idrogeno (Necar 4). Raggiunge la velocità di circa 150 Km all'ora ed ha un'autonomia di 450 Km prima di dover ricaricare. Soprattutto, l'azienda ha in programma di investire circa 1,4 miliardi di dollari per perfezionare la nuova tecnologia. Si consideri che una somma del genere é servita nel passato a sviluppare modelli che poi hanno dato grande remunerazione, tipo la Chrysler 300m. Ciò dimostra che il gigante automobiistico tedesco-americano crede seriamente che la novità sia industrializzabile. I vertici dell'azienda hanno dichiarato che i problemi tecnici dei motori a idrogeno sono stati risolti. Resta solo quello, critico, di ridurne i costi. Ma, recentemente, ha definito raggiungibili i seguenti obiettivi: prezzo di 18mila dollari nel 2004 per una Mercedes classe A spinta da fuel cell ad idrogeno. E, con questi numeri, potrebbe in effetti andare. L'azienda stima che nel 2020 le auto ad idrogeno saranno il 25% del mercato globale. Anche Ford, Honda, Bmw e Volkswagen stanno velocemente organizzandosi per cavalcare la nuova tecnologia. Tutti gli altri dovranno seguire per forza. Nell'autunno del 2000 verrà costruito in California (West Sacramento) il primo impianto sperimentale per la manutenzione ed il rifornimento di auto ad idrogeno. Questi dati mostrano concretamente che siamo all'inizio dell'epoca post-petrolifera. Tuttavia mancano ancora le leve politiche per darle veramente impulso. Tre le principali: (a) un trattato globale vincolante che definisca l'abolizione del petrolio come carburante per le automobili entro un termine abbastanza ravvicinato (2030); (b) una scadenza più flessibile (comunque entro il 2050) per vietare i combustibili fossili nella produzione generale di energia; (c) soprattutto bisogna inventare un cuscinetto politico che assorba la probabile crisi economica indotta dalla contrazione di tutti i settori basati sul petrolio. Senza tale architettura politica sarà molto difficile realizzare senza grandi guai ed intoppi la transizione verso la nuova economia dell'idrogeno.