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Carlo Pelanda: 1999-6-11Il Foglio

1999-6-11

11/6/1999

Una prima lezione tecnica é che alla guerra aerea manca la fanteria volante

Il punto non é quello di decidere se la sola guerra aerea sia efficace o meno. Sarebbe imprudente, infatti, rinunciare alla dottrina "normale" che prescrive l'utilizzo senza pregiudizi di tutta la varietà degli strumenti militari - e no - possibili ed utili per condurre un'operazione bellica. Lo é, invece, il fatto che le democrazie occidentali sono costrette ad autolimitarsi pesantemente nell'uso della forza. La giustificazione delle decisioni per accendere un conflitto e la conduzione delle operazioni devono dare maggiore priorità alla manutenzione del consenso interno che non agli aspetti "tecnici" dell'azione di dominio. Soprattutto, sempre di più le società ricche stanno alzando la soglia di consenso per le azioni militari: oltre che dotate di "leva etica", soprattutto non devono comportare interruzioni della vita normale, produrre ansietà nella popolazione né tantomeno morti e danni propri. Quelli fatti al nemico devono essere anch'essi limitati da requisiti umanitari e di tutela dell'ambiente. In sintesi, le democrazie occidentali risultano sempre più debellicizzate. Ciò spinge la dottrina tecnica della guerra a concepirne una modalità che tenga conto di questi vincoli. La guerra aerea é quella che, al momento, si adatta meglio ad essi perché remota, poco intensiva sul piano demografico ed altamente controllabile negli effetti.

Ma tale sovradeterminazione del mezzo aereo é solo transitoria. Semplicemente la politica trova disponibile solo questo come strumento primario per poter proiettare la potenza nell'ambito dei vincoli detti in quanto é l'unico residuo dei vecchi sistemi della guerra fredda che si adatti, pur vagamente, ai requisiti delle guerre nel presente e future. Infatti sono già allo studio da tempo (in America) sistemi e concetti del tutto nuovi. Per esempio, non ha alcun senso opporre a carri armati avversari altrettanti mezzi corazzati, anche se migliori, o truppe con strumenti ravvicinati di interdizione. Due opzioni. Un impulso elettromagnetico (EP) dallo spazio rompe i circuiti elettrici dei motori dei carri, questi si fermano e gli equipaggi, senza danni fisici, si siedono nei campi aspettando di arrendersi. Quando sarà possibile avere un tale strumento di superiorità assoluta combinato con un buona non-letalità, o qualcosa di simile? Probabilmente tra il 2015 ed il 2020. E nel frattempo? Munizionamenti più intelligenti che vanno a cercarsi il carro anche se interrato o imboscato, somministrati nel campo di battaglia da piattaforme aeree robotizzate che possono stare in aria per lungo tempo. Quando? i prototipi ci sono già. E per inibire azioni del tipo di quelle condotte dai paramilitari serbi contro i kosovari? Basta marcare in modo indelebile (con mezzi fisici o biochimici) tali individui e poi programmare dei microrobot volanti dotati degli appositi sensori (tipo insetti) e ad alta autonomia che pazientemente se li cerchino uno per uno o uccidendoli o inabilitandoli temporaneamente. Quanto é lontana tale tecnologia? Poco, pur essendoci il problema specifico e generale che i nuovi iperarmamenti renderebbero superati tutti gli attuali trattati di disarmo e riduzione degli armamenti, cosa politicamente delicatissima. Comunque l'evoluzione che si prospetta tende a produrre una nuova varietà di strumenti, ma orientata dal requisito di poter compiere una guerra a distanza, in superiorità totale (é irrilevante il fucile avversario) e non solo relativa (il mio schioppo é più potente e preciso del tuo), in modi non letali, ecologicamente amichevoli e, soprattutto, in tempi risolutivi brevissimi. Con tale deterrente anche la dissuasione dovrebbe essere rafforzata, pur restando il problema che la ricerca della superiorità totale provocherà un'evoluzione parallela delle capacità mimetiche ed elusive dei nemici con minore capacità tecnologica e il loro ricorso a mezzi terroristici di violenza altrettanto assoluta. Ma sarà un problema del futuro.

Quello di oggi riguarda il come dare più varietà alla guerra aerea fattibile con i mezzi arretrati disponibili al momento (tutti basati su concetti degli anni 50 e 60) per renderla più efficace prima che la nuova generazione dei sistemi di potenza sia realizzata. Il caso balcanico offre un suggerimento chiaro e fattibile. Il problema é quello di estendere "verso terra" un ulteriore livello operativo della guerra aerea che ora non c'é a causa della ancora insufficiente integrazione tra concetti terrestri ed aeronautici. Semplificando, ci vogliono truppe speciali che sbarchino da aeromobili per qualche minuto, in copertura di sicurezza totale dall'alto, e rifiniscano il lavoro che aerei e loro munizionamenti non riescono a compiere fino in fondo o a realizzare in condizioni di rischio minimo. Chiamiamole "fanteria volante". Se ci fosse stata, molti più kosovari sarebbero ora vivi. Serva per il prossimo futuro.

(c) 1999 Carlo Pelanda
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