Nonostante i paesi della UE spendano per la difesa una cifra solo di un terzo inferiore all'enorme bilancio statunitense, i primi hanno una capacità militare del tutto inferiore a quella americana e, soprattutto, sono incapaci di svolgere missioni di proiezione di potenza per la sicurezza regionale e globale. I governi europei si stanno finalmente muovendo per sanare questo problema, anche perché é di evidenza umiliante nel conflitto balcanico in corso. L'11 e 12 Maggio, a Brema, hanno preso quattro decisioni importanti: (a) aumentare i bilanci difesa; (b) riformare le missioni delle Forze armate nazionali in modo convergente e tale da metterle in grado di svolgere azioni esterne; (c) ridurre il gap tecnologico ora esistente per tali scopi (satelliti, sistemi di gestione integrata e remota del campo di battaglia, armi intelligenti, aerei di trasporto a lungo raggio, ecc.). L'agenda impostata dovrebbe trovare approvazione finale durante il vertice europeo del 3-4 Giugno a Colonia. Fanno sul serio? La parallela decisione di abolire (d) l'inutile Unione europea occidentale (Ueo) e di passarne le funzioni di coordinamento militare alla UE rafforzandone le prospettive di comando unitario politico e militare, farebbe dire di sì. Tuttavia le misure proposte, pur essendo sintomo di una forte volontà di riarmo restano nella trappola del metodo integrativo dal "basso verso l'alto" basato sulla persistenza dei modelli militari nazionali. Ciò significa che molte risorse resteranno comunque impegnate per missioni ridondanti, quindi sprecate per difetto di integrazione "in alto", e che il mantenimento di sistemi industriali nazionali - ciascuno troppo piccolo per essere all'avanguardia tecnologica - comporterà un certo conservatorismo tecnico degli armamenti. In sintesi, gli europei stanno cercando di fare il loro meglio per ottenere il massimo di efficienza stando a metà tra una impossibilità ed una inaccettabilità. Da una parte é irrealistico pensare di poter costruire un'Europa militarmente efficiente senza prima dar vita ad almeno un nucleo di quella politica. E si é lontani dall'ottenerlo. Dall'altra é necessario fare comunque qualcosa per ridurre la frammentazione dell'ambiente militare europeo. Il meglio che si potrà ottenere - questo il punto dello scenario- non riuscirà comunque né a ridurre il gap tecnologico ed operativo con la potenza militare americana nei prossimi quindici anni né tantomeno a rendere le forze europee veramente capaci di operare a vasto raggio ed autonomamente.
Si deve proprio fare l'Europa sovranazionale. I francesi lo dicono da sempre, anche se in chiave più antiamericana che paneuropea. Romano Prodi, nella sua veste di presidente della Commissione europea, lo ha recentemente ribadito con insolita enfasi di indirizzo politico per un ruolo tecnico. Ma gli inglesi vogliono un'Europa che resti "delle nazioni" sia per motivi generali (non essere intrappolati nel sistema continentale) che specifici: un'Europa debole militarmente dipenderebbe dalla Nato, quindi dal comando americano, e Londra potrebbe perseguire i propri interessi nazionali ed industriali con più libertà giocandosi a seconda delle circostanze la sua doppia identità europea ed atlantica. La Germania, in quanto Stato europeo più forte, non ha interesse ha farsi imbrigliare troppo dagli altri entro un modello sovranzionale vincolante. Inoltre teme di trovarsi impegnata in un sistema militare europeo che potrebbe indebolire la Nato e quindi aumentarle i costi per la sicurezza verso Est. Morale? Appunto, la capacità militare europea certamente migliorerà, ma a causa della difficoltà di integrazione politica resterà inefficiente e senza significato autonomo al di fuori della Nato. Ma c'é una novità. Agli americani potrebbe non andare più bene la minorità europea attuale e, soprattutto, prospettica. I compiti di ordine mondiale stanno dimostrandosi più complessi e costosi di quanto pensato nel recente passato. Una stima grossolana mostra che ci vorrebbe un bilancio annuo di almeno circa 700 miliardi di dollari per ottenere la superiorità assoluta militare utile per garantire l'ordine mondiale. Washington può arrivare attorno ai 350 senza avere troppi problemi. Poniamo che il Giappone e altri alleati asiatici, già da tempo pressati dagli Stati Uniti in tal senso, riescano a conferirne un centinaio e ben impiegati. Chi ci mette gli altri 250? Solo gli europei possono farlo e la cifra che spendono ora non é troppo distante. Ma, appunto, dovrebbero utilizzare meglio i loro denari creando un sistema politico-militare unico. E' divertente notare che nel futuro sarà probabilmente Washington, per il motivo detto, a spingere per una vera unità politica, e quindi militare, europea che gli europei stessi non sanno costruire.