ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

Carlo Pelanda: 1999-2-26Il Foglio

1999-2-26

26/2/1999

La convenzione OCSE anticorruzione é in realtà uno strumento asimmetrico di moralizzazione a favore degli interessi americani

Dal 1977 gli esportatori statunitensi hanno il problema di risultare perseguibili dalla legge se incentivano le loro vendite dando bustarelle a funzionari pubblici dei paesi stranieri. E' un'eredità del periodo "moralista" della presidenza Carter. Che, per altro, anche il Congresso a maggioranza repubblicana - per motivi di consenso elettorale- negli anni più recenti non ha voluto modificare nonostante che più volte l'amministrazione Clinton sia intervenuta per ammorbidire questo vincolo legale. Infatti crea uno svantaggio competitivo per le aziende americane nei confronti di altri esportatori, in particolare europei, le cui leggi sono meno stringenti al riguardo. In quali settori? Tutti quelli dove per concludere un affare é necessario il consenso o il supporto attivo di un potere statale. Per esempio, il settore degli armamenti e quello dei sistemi tecnologici civili collegati sono il caso più tipico dove per vendere all'estero, in particolare nei mercati emergenti con poca democrazia ed alta opacità istituzionale, bisogna per forza ottenere il favore da parte del politico di turno che, in alcuni casi, chiede la bustarella. Fino ai primi anni anni 90, in questo specifico mercato, funzionava un comitato di coordinamento tra alleati degli Stati Uniti, detto "Cocom", che rilasciava una licenza di fatto per l'esportazione di materiali strategici, sia civili che militari, ai paesi emergenti, allo scopo di evitare che acquisissero capacità tecnologiche pericolose per la sicurezza occidentale. In realtà il "Cocom", pur operando di norma con certa equità e criteri giustificati, é stato talvolta strumento degli interessi esportativi americani a danno di qualche europeo (che, per altro, cercava continuamente di barare). Ad un certo punto questo organismo, che permetteva agli Stati Uniti di usare il loro primato politico per controllare e contenere la concorrenza industriale sia nel settore militare che in quelli tecnologici in generale, é stato abolito. E per le aziende americane appesantite dal vincolo legale detto sopra, si é presentato il problema di come combattere una concorrenza - sui mercati asiatici, sudamericani e arabi- che poteva tranquillamente mettere in bilancio le mazzette (in forma di spese di promozione attraverso un intermediario) ai politici dei paesi interessati. La soluzione é stata quella di sostituire i vecchi mezzi di controllo informale basati sul dominio imperiale diretto con dei nuovi di natura "condivisa", cioé indiretta. Così a Washington é venuta l'idea di proporre - usando un contenitore bonario quale l'Ocse- un trattato internazionale che obblighi i paesi esportatori che sono più in concorrenza con l'industria americana a perseguire le mazzette tanto quanto si fa in America. Il 15 febbraio scorso é entrata in vigore la convenzione anticorruzione dell'Ocse, firmata per intanto da 11 paesi, e nella settimana appena trascorsa ci sono stati molti eventi convegnistici per celebrare questa grande novità per la moralizzazione del mercato internazionale. E' utile valutarne la consistenza.

Nei grandi affari industriali di rilievo per l'interesse nazionale, tali per oggettività o perché l'industria che ha finanziato il presidente o primo ministro li ritiene tali, intervengono direttamente i governi. Per esempio, la Tatcher visitava i paesi con nella borsa i contratti pronti per la firma allo scopo di vendere mezzi militari inglesi. Incontrando, per dire, lo sceicco di turno certamente non gli offriva una volgare mazzetta, ma garanzie politiche o favori finanziari, per altro legittimi in quanto generati da una volontà governativa. Di fatto era una mazzetta, che lo sceicco valutava in relazione a quella che gli offrivano i francesi (Mirage) o gli americani (F-16). Evidentemente, a tale livello, il trattato "antibribery" non può essere applicato. Resta un livello inferiore di business, comunque sempre più rilevante per volume di affari. Qui, in effetti, il trattato può essere utile per gli americani. Poniamo che la Francia o l'Italia aderiscano alla convenzione Ocse anticorruzione (cosa che non hanno ancora fatto). Una loro industria spinge con una mazzetta la vendita di un sistema su un mercato emergente e vince la concorrenza americana che non la può dare per il grave rischio legale. A questo punto il governo statunitense può invocare la convenzione internazionale e chiederne il rispetto. Soprattutto, qui il punto, può usare apertamente i suoi superiori sistemi di intelligence per fornire al sistema legale del paese firmatario le prove della mazzetta. Se un'industria italiana si trovasse fregata da una francese dotata di olio o da una americana sostenuta segretamente dal proprio governo, per dire, Roma non avrebbe gli strumenti sofisticati di polizia globale per attivare con prove una causa nel paese del fregatore. Questo é il trucco. E perché gli inglesi hanno firmato? Sanno che possono mettersi d'accordo preferenzialmente con gli americani al riguardo di quali indagini vadano fatte o meno. Ed é questo che Washingtono vuole dagli altri europei, ovvero riportarli sotto controllo attraverso uno strumento di legalità asimmetrica. Appunto, la forza é la vera fonte del diritto.

(c) 1999 Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
Privacy policies
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi