Battute geopolitiche. Agli inizi degli anni '90, nei think tank anglofoni, una ha avuto particolare successo. La Germania - si diceva- ha finalmente cambiato il "piano von Moltke" che ne ha ispirato l'azione strategica nell'ultimo secolo: prima attaccare ad est, occuparne le risorse e chiudere il fronte orientale, poi proiettare la massa critica verso occidente e prendere tutta l'Europa. Sempre passando dal Belgio (1914, 1940). Adesso ha occupato prima l'Europa occidentale e, ricaricata dalle risorse di questa piegate ai propri interessi nazionali, sviluppa una lenta, ma inesorabile, occupazione geoeconomica dell'area orientale. L'inverso. Resta solo invariata l'importanza della conquista di Bruxelles. Si rideva.
Non lo facevano i partecipanti francesi. Acidamente ricordavano che l'asse Parigi-Bonn era il nucleo del potere europeo, che tutto il mondo - americani per primi- avrebbe dovuto fare i conti con questa nuova realtà. La Francia tornava potenza globale attraverso un matrimonio con la Germania che permetteva di instaurare una diarchia sull'Europa ed usare la scala di questa per avere voce negli affari mondiali, alla pari con le grandi potenze, forse nel futuro la più grande. Framania. Ma inglesi, americani e tedeschi stessi ridacchiavano, cortesemente per altro. Nell'ambiente nessuno scommetteva sulla durata del matrimonio tra Parigi e Bonn. Uno, perché la prima aveva forzato con il ricatto la seconda a mollare il marco a favore dell'euro (visto dai francesi come atto concreto di europeizzazione, cioé francesizzazione, della Germania) e queste cose contano come motivi di corna. Due, soprattutto, perché non era certamente interesse tedesco imbrigliarsi con il romantico, talvolta buffo, modo dei francesi di pensare l'economia e le strategie geoeconomiche. Si prevedeva, infatti, il formarsi di un asse Berlino (che tornerà capitale nel 2000) Londra e Washington. Era il 1993.
Tra il 1994 e 1997 sembrò che queste battute fossero solo tali e la realtà in evoluzione ben diversa. Germania e Francia marciavano insieme. L'idea della seconda, cioé di fare un'Europa più formalmente integrata sul piano politico - ovvero costringere la Germania a concordare strettamente con la Francia le proprie politiche di interesse nazionale- sembrava realizzarsi. Ma nel giugno 1997, in occasione della firma del trattato di Amsterdam (noto come "patto di stabilità") ci fu una prima incrinatura del fidanzamento. Bonn non accettò l'idea di avere istituzioni politiche veramente europee, ma solo un "automa" che regolasse le politiche economiche nazionali in relazione alle necessità gestionali di una moneta unica. E la Banca centrale europea, ma a Francoforte. Questo atto cambiò la sostanza di Maastricht. Dall'Unione politica europea, cioé tra Francia e Germania, in senso forte si era passati al modello di "integrazione minima" o sufficiente. Giusto quel tanto per avere un mercato unico, utile a tutti, ma senza vincoli politici eccessivi per la Germania. E venne fuori la vera strategia tedesca. Evitando la struttrazione politica dell'Europa, ma integrandola solo economicamente, poteva emergere come potere singolo europeo senza timore di controreazioni e, soprattutto, usare questo dominio europeo come supporto di forza per negoziare i propri interessi nazionali a livello globale. E per far questo dovette far finta di sedurre la Francia o, meglio, di accettarne il corteggiamento.
I francesi, quando annusarono la realtà, tentarono di creare un più solido legame finaziario ed industriale con la Germania per recuperare disperatamente il fidanzamento sul piano geoeconomico visto che su quello geopolitico non funzionava. Ma la Daimler-Benz ha acquisito l'americana Chrysler e non certo la Renault. Soprattutto la Borsa di Londra si é fusa con quella di Francoforte, marginalizzando Parigi. La stampa francese ed i politici hanno urlato al tradimento. Ma cosa pensavano? Che tra l'efficienza e potenza del capitalismo angloamericano e la debolezza di quello statalizzato francese la Germania scegliesse il secondo? Non esiste. Della Germania si può dire di tutto, ma non che sia irrealistica o romantica nelle scelte di potenza. Il forte si unisce al forte e non certo al debole.
Francia sedotta ed abbandonata. E torna l'eco delle battute udite nel 1993. Un'altra oggi si rivela profetica. Quella detta da un americano dello staff di Clinton, marchio indiscutibilmente credibile per la geosex analysis: "la nuova Germania è un Don Giovanni. E' proprio un'illusa la Francia che vuole fidanzarsi. Poi con tutti quei brufoli rossi, il trucco eccessivo, i tacchi troppo alti per nascondere la bassa statura e, per giunta, senza un soldo, chi può sperare di sedurre? Al massimo potrà fargli solo un po' di sesso orale". Appunto, trasfigurando, Paris Lewinski.