E' in atto il riarmo americano. La varietà dei possibili conflitti e delle fonti di rischio é aumentata di molto dai tempi della Guerra fredda. La scelta strategica statunitense é quella di costruire un apparato militare che sia capace di gestirli tutti con successo (Full Spectrum Dominance). Inoltre le forze armate, nella loro evoluzione interna, dovranno bilanciare i requisiti di gestione delle possibili crisi presenti con quelli di preparazione per il futuro, cioé attuare una rivoluzione (iper)tecnologica senza pregiudicare l'operatività nel presente. Questo é il programma annunciato dal Segretario della Difesa William Cohen, il 5 febbraio 1998, di fronte alla commissione parlamentare per la sicurezza nazionale. E sta diventando realtà dopo il recente annuncio di Clinton di voler aumentare di circa 100 miliardi di dollari (complessivi) la spesa militare durante il periodo 1999-2005. Dopo almeno sei anni di incertezza - periodo in cui la capacità militare é stata ridotta di circa 1/3 - Washington ha preso decisamente la strada del riarmo a grande scala per ottenere una capacità di deterrenza, dissuasione ed intervento totali (qualsiasi tipo di crisi), globali (dovunque) e, soprattutto, unilaterali (senza dipendere da alleati). E' difficile immaginare che Washington se ne infischi totalmente degli alleati giapponese ed europei, pur questi sempre più reticenti. Tuttavia il punto é che gli americani si stanno dotando di mezzi che permetteranno loro di poter agire militarmente da soli dovunque e comunque e in superiorità totale, attorno al 2010. Pur in ancora in bozza, questo orientamento suscita due interrogativi: (a) realizzabilità; (b) rischi dell'unilateralità.
A) Tecnicamente il programma di superiorità totale é realizzabile. Per esempio, il nuovo concetto operativo "Joint Vision 2010" permette di avere il controllo informativo completo e remoto di un campo di battaglia e, allo stesso tempo, accecare le funzioni informative dell'avversario. Su tale base, che integra sistemi spaziali, aerei, marittimi e terrestri, viene inserita una nuova capacità di colpire selettivamente e con massima precisione le risorse avversarie. A questo livello di "battaglia digitale" gli sviluppi americani saranno di "decenni tecnologia" più avanzati di qualsiasi oppositore e anche di qualunque alleato. Ma non é altrettanto certo che al piano tecnico corrispondano le risorse finanziarie per realizzarlo come annunciato. Se, infatti, sommiamo l'aumento della paga per accrescere la qualità del personale militare (4,4% nel bilancio proposto), i costi per la messa in linea dei mezzi di nuova generazione più le spese per la ricerca di sistemi futuri "ulteriori" più, nel mentre, il mantenimento delle capacità attuali con i vecchi mezzi, allora esce - ad occhio- una cifra che é ben superiore ai pur tanti 255 miliardi di dollari del bilancio militare annuo corrente anche caricati dei 100 aggiuntivi spalmati nei prossimi sei anni. Le tabelle del Pentagono mostrano di poter far quadrare i conti riducendo i costi del personale, stimando una bassa "inflazione militare" e conquistando una maggiore efficienza gestionale. Ma quest'ultima implica la non credibile cancellazione degli interessi assistenziali che si appoggiano sul bilancio della Difesa. In sintesi, non sembra ancora definita stabilmente la corrispendenza tra grandezza del riarmo annunciato e capacità di spesa per realizzarla. Solo dopo la chiarificazione di questo punto si potrà valutare la reale consistenza del programma
B) Se aumenta la superiorità americana i paesi ostili che vogliono contrastarla potranno farlo solo ricorrendo ad azioni terroristiche. Il rischio di "confronto asimmetrico" (tu controlli totalmente il mio spazio, ma io ti infilo una bomba atomica miniaturizzata a Wall Street) é previsto dalla dottrina di riarmo, ma con soluzioni non del tutto convincenti. Il punto é che una strategia antiterroristica, per essere efficace, ha bisogno della stretta cooperazione di molti paesi. Come potrà conciliarsi questa esigenza con il crescente unilateralismo americano? Male e ciò rischia di provocare un buco nella sicurezza globale. Se, inoltre, aumenterà la distanza tecnologica tra americani ed alleati come potranno essere integrati i sistemi operativi tra i due? Da una parte l'accelerazione tecnomilitare statunitense é giustificata dalla necessità di coprire i crescenti rischi globali. Inoltre é comprensibile che Washington cerchi di mantenere il proprio primato mondiale aumentando il suo già enorme vantaggio tecnologico. Dall'altra, l'eccesso di unilateralità e superiorità potrebbe creare più problemi di sicurezza di quanti ne risolva. Una soluzione politicamente più robusta, tecnicamente più effica ed economicamente più fattibile sarebbe quella di creare un sistema di sicurezza globale integrato tra americani, europei e giapponesi che condivida costi e tecnologie. Purtroppo questo scenario é, al momento, il meno probabile.