La Banca d'Italia prevede risultati economici pessimi per il 1999. In realtà questi sono tali dal 1996, ovvero da quando la sinistra gestisce direttamente il potere. Precorsi da un'economia decrescente, nella seconda metà del 1995, quando la sinistra lo influenzava indirettamente (governo Dini). Buona crescita c'era stata tra il secondo semestre del 1994 e l'inizio del 1995 grazie al clima di ottimismo, ed allo stimolo della legge Tremonti (defiscalizzazione degli utili di impresa reinvestiti) generati dal breve governo Berlusconi. Questi dati parlano chiaro nel definire la natura politica, e non tecnica, della regressione economica italiana. Per questo suonano come accusa devastante nei confronti dei governi Prodi e D'Alema e relative maggioranze parlamentari. Ma vediamo, per equità, con quali argomenti la sinistra si difende dall'accusa e giustifica il disastro economico del Paese.
Primo, la necessità di rientrare in tempi accelerati entro i parametri di accesso alla moneta unica ha costretto il governo a ridurre la quantità di spesa pubblica dedicata agli investimenti e, allo stesso tempo, ad aumentare il carico fiscale. Vero. Ma poteva benissimo gestire questo problema di riequilibrio dei conti riducendo sia la spesa sia la rigidità del mercato del lavoro. La prima misura avrebbe ridotto il deficit pubblico senza bisogno di alzare le tasse. La seconda avrebbe indotto più crescita economica togliendo uno degli ostacoli principali agli investimenti che producono occupazione (se non posso licenziare non assumo), migliorando così anche la capacità di consumo delle famiglie. Sintesi, il governo poteva fare diversamente e meglio semplicemente liberalizzando il sistema ed alleggerendo l'apparato assistenziale. Impensabile in una maggioranza di sinistra, correttamente dite voi. Certo, ma il dato é che il governo ha "scelto" deliberatamente di impoverire l'Italia, non "dovuto" per cause di forza maggiore come invocato a scusa.
Secondo, il ciclo dell'economia mondiale é peggiorato e ciò ha penalizzato le esportazioni italiane. Quindi il governo é innocente in quanto le cause del malanno recessivo sono esterne. Questa era la tesi di Prodi nel primo semestre del 1998 che viene oggi ripetuta da D'Alema. E' vero che la crescita mondiale, per le note ragioni, ha rallentato, ma é falso che ciò sia causa principale dell'infima crescita dell'1,4% del Pil italiano nel 1998 (nel 1997 é stata dell'1,5%, cioé dello 0,7% se si toglie l'effetto drogante delle rottamazioni). Prove: altri paesi europei non dissimili dall'Italia sono cresciuti, mediamente, di un 1% in più, la Spagna, governata dal centrodestra, oltre il 3%. Questo dato mostra che in Italia prevalgono le cause interne della sua malattia economia su quelle esterne.
Terzo, il peso del debito cumulato (oltre il 120% del Pil) non permette di ridurre le tasse e di far respirare l'economia. Il governo di sinistra ha ereditato tale cancro e non é colpa sua. Questo, in effetti, é l'unico punto in cui la difesa ha qualche ragione. Ma va notato che alle dichiarazioni di emergenza per il problema del debito non sono corrisposte analoghe misure concrete di emergenza per ridurlo. I governi Prodi e D'Alema hanno certamente fatto passi notevoli sul piano delle privatizzazioni (per norma, gli introiti di queste devono essere usati per la riduzione assoluta del volume del debito). Ma mancano le ferrovie, le poste, ecc. e, soprattutto, la liquidazione progressiva dell'enorme patrimonio immobialire posseduto da Stato ed enti locali. In questi settori c'é la vera "ciccia" che permetterebbe di arrivare - in dieci anni, ma con effetti benefici da subito - almeno ad un dimezzamento del debito. I due governi di sinistra non hanno nemmeno tentato di fare il censimento del patrimonio immobiliare pubblico. Per altro, non hanno neanche osato fare un'indagine su quanta sia la spesa inutile nell'apparato statale che si potrebbe eliminare (stimata in almeno 25mila miliardi all'anno dal rapporto Frattini del 1995). Perché? Metà per inefficienza e l'altra metà probabilmente per il fatto che esistono interessi (sindacali, dei burocrati, e chissà che altro) a conservare l'opacità sul patrimonio pubblico e la mancanza di controlli "al merito" dei costi operativi degli apparati statali (regionali e comunali). Così il contenimento della spesa per interessi riposa solo sulla riduzione dei tassi dell'euro. Ma se si alzassero? Sarebbe uno scatafascio. Quindi, pur prendendo atto dell'enorme problema oggettivo del debito e del suo effetto soffocante, il governo é colpevole di non aver preso le misure di emergenza per cominciarlo ad abbattere, probabilmente per non toccare degli interessi utili al consenso. Fatto ancora più grave perché espone troppo il bilancio statale al rischio dell'eventuale rialzo futuro dei tassi.
In sintesi, poiché provata la causa "politica" della crisi, ambedue i governi di sinistra sono colpevoli di omicidio dell'economia italiana. Resta da valutare se sia colposo (cioé causato da semplice incompetenza) o premeditato (scassare il Paese in cambio di un vantaggio contingente). In ogni caso la pena é l'espulsione dal potere. Resta solo da capire chi eseguirà, e quanto celermente, questa sentenza in nome del popolo italiano.