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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 1999-11-6L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

1999-11-6

6/11/1999

Il rialzo dei tassi è una tardiva riparazione dello sbaglio di averli ridotti troppo

L'aumento dei tassi monetari da parte della Banca centrale europea (Bce) ha suscitato moltissime critiche. Sono giusticate? In realtà la mossa é stata una riparazione di un grave sbaglio fatto prima. Vediamo.

I tassi hanno dovuto aumentarli per forza. Non tanto per contrastare l'inflazione nel presente. Ma perché hanno fatto un errore notevole nel ridurli dal 3% al 2,5% lo scorso 8 aprile. L'economia dell'eurozona - in particolare quelle di Germania ed Italia che erano in recessione tra il '98 e '99 e sono tuttora poco più che stagnanti - non era in crisi per un eccesso del costo del denaro o per una politica monetaria troppo restrittiva. La depressione degli investimenti dipendenva e dipende dalle tasse troppo elevate, dalla rigidità del mercato del lavoro (se non si può licenziare si assume molto di meno) e, in generale, da un sistema statalista che non é amichevole nei confronti del mercato. Se in una situazione del genere si riduce il costo del denaro non é che si riesca a stimolare di molto la crescita dell'economia reale. Se uno decide di non investire quando i tassi di riferimento sono al 3% non é che cambi idea se questi vanno al 2,5%. Ed infatti il ribasso non ha sortito grandi effetti. Ma ha aumentato oltre misura la liquidità, cioé la massa di denaro circolante. Fino a creare una specie di bolla capace di creare inflazione anche in situazione di poca crescita. Inoltre i tassi di interesse troppo bassi in situazione di economia semistagnante creano molte distorsioni. Per esempio, incentiva l'esportazione del capitale in luoghi del mercato globale più remunerativi facendone girare di meno per investimenti finanziari eurodomestici, per esempio le Borse. In sintesi, il ribasso di aprile non ha stimolato granché l'economia ed in più ha generato delle distorsioni finanziarie. Era ovvio che dovessero rialzare i tassi per metterci una pezza.

Anche perché il mercato finanziario aveva capito subito che con tassi così bassi la prossima mossa della Bce sarebbe stata al rialzo in quanto non c'era più spazio sotto. Poi la tendenza all'aumento dei tassi in America e le brutte notizie sul raddoppio del prezzo del petrolio (che ha incrementato l'inflazione importata), hanno convinto il mercato che ciò sarebbe avvenuto abbastanza presto. E già dall'estate del 1998 i tassi del mercato finanziario, per esempio dei titoli, scontavano un aumento di quelli ufficiali di circa l'1 - 1,5%. Paradossalmente, l'aumento dello 0,50% l'altro giorno ha calmierato questo settore del mercato. Ma come mai, in tali condizioni, la Bce non ha ha rialzato, per dire a luglio o a settembre? I dati di oggi, quelli dichiarati come motivo del rialzo, li aveva anche allora in termini di tendenza. Non ha voluto pregiudicare, forse, la flebile ripresa europea? No, non c'entra niente. Per i motivi detti sopra, mezzo punto in su o giù non cambia di molto il quadro europeo sul piano dell'economia reale. E Wim Duisenberg, presidente della Bce, pensa esattamente così. Infatti in occasione del rialzo ha detto che questo non pregiudicherà la ripresa europea. Vero. Ma allora perché ha fatto il ribasso in aprile generando la bolla di massa monetaria (M3) che poi lo ha messo in difficoltà? Perché ha corso un alto rischio di distorsione finanziaria in cambio di una bassa speranza di stimolazione economica? E' innegabile che la Bce si sia comportata in modo strano.

Stabilito che il punto principale riguarda l'errore del ribasso di aprile più che la sua riparazione di novembre, bisogna capire quale fattore generi le stranezze della Bce. Non sanno fare politica monetaria? Sarebbe molto ingiusto il solo pensarlo. Possiamo essere sicuri che tecnicamente sono molto bravi. E allora? Dobbiamo ricordarci che dalla fine del 1998 la Bce ha avuto pressioni enormi da parte dei governi di sinistra dell'eurozona per ridurre i tassi. Non volendo e potendo fare una riforma di efficienza delle sgangherate economie stataliste, per evitare la crisi recessiva ai governi é rimasta solo la pericolosissima carta dell'espansione monetaria e della svalutazione competitiva della moneta. La Bce ha resistito fino a che tale spinta era rumorosa, per lo più urlata aggressivamente da Lafontaine. Ma quando questo é stato dimesso, allora la Bce ha potuto fare il ribasso senza dare l'impressione di cedere ai politici e di non saper difendere la propria indipendenza (che é il fattore chiave per guadagnarsi la credibilità). In realtà l'eurobanca ha dovuto calare le braghe. E probabilmente ha mollato sotto le pressioni del governo tedesco che aveva ed ha l'interesse sia alla svalutazione competitiva dell'euro (come i francesi) sia a tassi bassi (come gli italiani) che riducono il costo di interessi annuo del debito pubblico e quindi rilassano un pò i devastati bilanci dei catastrofici Stati sociali. E da lì é nata la sequenza di errori.

Con il rialzo che mette le cose a posto sarà in grado la Bce di recuperare un po' di credibilità al riguardo della propria indipendenza? Da una parte sì. L'ambiente politico tedesco era contrario al rialzo. Il fatto che questo sia avvenuto lo stesso é un segnale di certo recupero di autonomia da parte dell'eurobanca. Anche la quantità del rialzo stesso é un buon segnale. Lo 0,50%, invece dello 0,25% che moltissimi si aspettavano, é un tentativo di dire al mercato che per molto tempo non ci saranno altri aumenti, entro questo trend di inflazione. D'altra parte, l'evidenza che la mossa sia stata principalmente una riparazione di uno sbaglio ha confermato che l'errore ad aprile c'é stato. Causato da un gap di indipendenza. Ed é questo segnale di poca credibilità che prevale nella memoria del mercato. Così come tutta la gente che ha firmato mutui a tassi variabili e comprato azioni Enel ha la netta sensazione che in Europa il rischio di essere bidonati sia ancora troppo alto per potersi fidare.

(c) 1999 Carlo Pelanda
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