Qualche settimana fa il Ragioniere generale dello Stato, Monorchio, affermò che o si riducevano le pensioni o si alzavano le tasse per poterle pagare. Adesso (lunedì 8 febbraio) dichiara che non c'é alcun allarme sulla sostenibilità dei conti pubblici. Poiché questo tipo di calcoli non cambia nel giro di un mese, Monorchio non ci fa certo una bella figura. Certo, é ben poco in confronto alla figuraccia fatta da Ciampi in occasione dell'eurovertice "Ecofin". Gli altri europei gli hanno detto, ovviamente con diplomazia, che non può continuare a sparare previsioni irrealistiche di crescita, come ha fatto nel Dpef dell'aprile 1998, utili a drogare le statistiche di sostenibilità del bilancio statale italiano. La stampa amica della sinistra, o solo disattenta, ha trasformato la modalità formalmente cortese del richiamo in "europromozione pur con il voto minimo" della contabilità statale italiana. In realtà il messaggio é stato "basta raccontare balle, disgraziati". Da sprofondare di vergogna. Ma perché dovrebbe farlo il povero Ciampi quando il suo primo ministro si espone ad una figuraccia ancor più clamorosa in materia di conduzione economica del Paese, affermando (due settimane fa): il debito é troppo e non possiamo ridurre le tasse. In un Paese serio un primo ministro direbbe: dobbiamo assolutamente ridurre le tasse per rilanciare la crescita e perciò annuncio le azioni specifiche a,b,c, per ridurre con spirito d'emergenza quanto più debito pubblico possibile (privatizzazioni del privatizzabile, dismissioni di immobili, ecc.) nonché quelle d,e,f, utili a tagliare la spesa pubblica inutile. D'Alema ritiene che un'Italia in stagnazione dal 1996, per evidenti cause di modello politico interno più che per motivi di congiuntura esterna in quanto é risultato di gran lunga peggiore delle ugualmente soffocate economie degli altri paesi europei statalisti, non sia una figuraccia. Anzi, é un buon risultato come si evince dalle sue ultime dichiarazioni che tutto va bene e che non c'é mimimamente da allarmarsi. Con un primo ministro del genere, perché un secondo ministro dovrebbe preoccuparsi di essere considerato inaffidabile ed un alto burocrate di contraddirsi su materia banalissima quale i conti dello Stato, in particolare le pensioni? Comunque l'Italia é pur sempre un grande Paese: primo nel mondo occidentale ha abolito il senso del ridicolo, la categoria morale della figuraccia nonché la dignità del ruolo pubblico.
Questo modo sarcastico di descrivere un disastro morale e politico é un segnale di rassegnazione? Neanche per sogno. Serve, invece, a mostrare che c'é un'Italia che si vergogna di chi ora la dirige, che arrossisce per la figuraccia di costoro e che é perfettamente consapevole del problema di dare consistenza e serietà all'azione politica di una nazione che, per altro, non é ancora riuscita a compiersi del tutto. Pesa su di noi dal 1800 la maledizione di essere governati da gente che é molto peggiore della media degli italiani. Prima o poi risolveremo questo problema. Nel frattempo, lettori, difendiamo la nostra dignità dimostrando che non rinunceremo mai, per assuefazione, ad indignarci.