Al ritorno, per i più, dalle brevi ferie di mezzo agosto cresce la preoccupazione per le prospettive dell’economia chiaramente in tendenza recessiva in Italia e nel resto dell’eurozona. Quanto deve preoccuparsi in realtà la gente?
Gli italiani sono già in tensione da due anni a causa dei costi crescenti di mutui, tariffe, energia ed alimentari appesantiti dall’aumento delle tasse fatto dal governo Prodi e non ridotte da quello corrente. Chi ha un lavoro a salario fisso, per lo più aumentato molto meno dell’inflazione, ha già subito un impoverimento notevole. Chi opera come professionista o imprenditore sul mercato ha risentito del rallentamento dell’attività economica a causa dei consumi interni piatti. In sintesi, è da tempo che gli italiani stanno adattando le loro capacità di spesa al ribasso. Ma finora il sistema ha tenuto, in sostanza, grazie al buon andamento dell’export industriale. Ora la tendenza recessiva sia globale sia europea – in particolare della Germania che il principale partner commerciale dell’Italia - potrebbe mettere a rischio questo ultimo polmone di crescita peggiorando repentinamente le condizioni generali dell’economia. Quindi per valutare l’intensità dell’impatto recessivo dobbiamo chiederci fin dove arriverà la contrazione della produzione industriale. Al momento i dati mostrano una tendenza di intensità solo media in quanto i mercati asiatici e russo, pur in riduzione delle importazioni, resteranno comunque in certa crescita. Inoltre l’America sembra in ripresa e così il dollaro. Da un lato, la tendenza stagnante potrebbe durare per buona parte del 2009. Dall’altra non pare che possa raggiungere picchi catastrofici. La conferma di questo scenario non pessimistico verrà dagli andamenti tedeschi che sono locomotiva per noi e per il resto dell’eurozona e lo potremo sapere a settembre/ottobre. Comunque non sembra ci sia una catastrofe in vista.
Ma, detto questo, l’attenzione dovrebbe rivolgersi alle misure che potrebbero rafforzare la competitività delle imprese e la tenuta dell’occupazione, ridurre i costi sistemici per le famiglie e rilanciare i consumi interni in un momento di possibile contrazione dell’export. In altre occasioni, su queste pagine, ho scritto che il governo appare poco reattivo alla contingenza. Da un lato è vero che un governo nazionale, ed uno Stato così indebitato come il nostro, può fare poco sul piano fiscale per stimolare l’economia. D’altro lato qualcosa può fare e non la sta facendo. Sembra incredibile e probabilmente a settembre Berlusconi annuncerà un pacchetto d’emergenza per resistere meglio alla contrazione economica. Aspettiamo quel momento per commentare il punto, qui solo marcando che ci vuole una politica economica di reattività, urgentemente. Nell’attesa va segnalato che le cattive notizie di andamento economico generale potrebbero portarne di buone in alcuni settori specifici. Difficilmente la Bce alzerà i tassi con una recessione in corso e ciò bloccherà il rialzo del costo dei mutui. La recessione implica una minor domanda di petrolio ed il suo prezzo infatti sta scendendo. Prima o poi il ribasso dovrebbe arrivare alla pompa e sul conto del riscaldamento. L’inflazione alimentare dovrebbe scendere per motivi simili. In sintesi, per la fine del 2008 e prima parte del 2009 dobbiamo aspettarci vacche magre, ma anche un riaggiustamento verso il basso di alcuni costi. Il cambio del dollaro in risalita andrà a sollievo dell’export e del turismo. Se non vi saranno guerre o crisi gravi nel mercato globale a fine 2009 la crescita trainata dall’esterno riprenderà e ricomincerà un ciclo espansivo.