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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2008-3-4La Voce di Romagna

2008-3-4

4/3/2008

Una crisi con cause opache

Cosa sta mandando in recessione l’America e l’Europa? In sostanza, semplificando, due motivi: (a) un’ondata di pessimismo dovuta all’incertezza sul sistema finanziario; (b) l’aumento dei prezzi energetici. Ma non per le cause finora scritte sulla stampa.

Nel leggere le cronache sulla crisi finanziaria un lettore si fa l’idea che tanta gente, soprattutto, in America non paga più le rate dei mutui né rimborsa le rate del debito cumulato sulla carta di credito. E’ vero che ci sono stati molti fallimenti. E che questi abbiano eroso la base reale di reddito su cui poi si sono costruiti dei pacchetti di finanza derivata a circolazione globale. Ma è anche vero che la maggior parte della gente continua a pagare i mutui e a rimborsare il debito privato. Inoltre chi in America ha smesso di pagare il mutuo ha dovuto riconsegnare la casa, per lo più la seconda o la terza, all’istituto creditore. E questo è un valore attivo, anche se contiene una perdita in relazione al capitale erogato, non un “buco”. Quindi di cosa stiamo parlando? Qui c’è il problema: ancora non lo sappiamo. E poiché non è certo il dato sulla perdita reale si pensa che questa sia molto maggiore di quanto in realtà è. Tale incertezza, poi, innesca una catena del sospetto, di crisi di fiducia, che riduce i finanziamenti alle operazioni immobiliari e, in generale, alla circolazione di capitale che, come un flusso sanguigno, irrora il corpo dell’economia reale. E questa va in recessione. Ma ci va perchè le banche non hanno voluto ed ancora non vogliono svelare le perdite subite. Il sistema si aspetta ancora brutte notizie e tiene fermo il capitale fino a che non ci sarà più chiarezza. L’incertezza, e non un fattore reale di crisi, è la causa vera della recessione. Questa crisi per opacità va imputata ai manager delle banche che non vogliono dire la verità, per salvare il proprio posto, ed alla Banche centrali e governi che non li costringono a farlo. Se la verità venisse fuori – già detta al 50% in America e solo al 20% in Europa -  ci sarebbe un buco di circa 500 miliardi equivalenti di euro nella finanza globale. Pesante, certo, ma non tale da far saltare il sistema pur facendo fallire qualche banca. Se si fosse svelata questa verità nell’autunno scorso, riorganizzati gli istituti sofferenti e ricapitalizzato il sistema, oggi saremmo nuovamente in espansione ed ottimisti. Il ritardo, invece, motivato dal tentativo di salvare la banche con mezzi anomali (riduzione dei tassi esagerata in America, che rende decompetitive le esportazioni in euro, e manovre segrete in Europa) rischia di portare la perdita a volumi maggiori e manda in recessione l’economia reale. La soluzione? Dire la verità, chi deve pagare paghi, ricapitalizzare il sistema e ripartire, subito. Più seccamente: io sono infuriato perché devo subire una recessione a causa di manager incapaci o imbroglioni, banchieri centrali indecisi e governanti distratti. Infuriatevi anche voi.

Più complicata è l’analisi dell’inflazione energetica. Fino a poco fa si pensava, e io lo ho scritto qui, che almeno il 30-40% del rialzo fosse dovuto a pura speculazione finanziaria. Un’analisi più approfondita del fenomeno porta a ridurre la componente speculativa al 10%  e ad imputare il rialzo sia ai produttori (OPEC) sia ai distributori (Compagnie petrolifere). Sono costoro che si stanno facendo i soldi sulla nostra pelle. Parleremo delle soluzioni tecniche la prossima volta, ma intanto sapete dove indirizzare la vostra giusta indignazione.

(c) 2008 Carlo Pelanda
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