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Carlo Pelanda: 2008-1-15La Voce di Romagna

2008-1-15

15/1/2008

La tecnologia trasforma il rifiuto da costo in risorsa

Mentre l’emergenza rifiuti è ancora in corso i lettori devono sapere che ci sono nuove tecnologie capaci di trasformare il rifiuto stesso da costo/problema in valore/opportunità. In qualche modo l’emergenza verrà risolta. Ma subito dopo le politiche per la gestione del rifiuto andranno riviste alla luce di un nuovo paradigma economico/tecnologico: il rifiuto non è un costo, ma una risorsa.

Avvertenza. Chi scrive è anche presidente di un’azienda (www.vuzeta.com) che costruisce sistemi capaci di trasformare qualsiasi materiale organico, tra cui i rifiuti, in combustibile sintetico con elevate sia efficienza economica sia efficacia ambientale. Pertanto in questa materia non sono un osservatore disinteressato. Ma proprio questa posizione mi permette di essere aggiornato sulle novità nel settore e poterne parlare con concretezza.

Da decenni sono evolute centinaia di soluzioni tecnologiche trainate da due domande: ridurre la massa dei rifiuti  e ricavarne un valore positivo per ridurne il costo di gestione. La plastica è riciclabile, i rifiuti urbani vengono immessi in sistemi per ricavarne energia, dai rifiuti agricoli si può ottenere gas metano via fermentazione (digestori), ecc. Nel presente le società evolute sono già strumentate per trattare il rifiuto e valorizzarlo, evitando così di cumularne montagne in discariche passive e contaminanti. Ma questa prima generazione di tecnologie di riciclaggio/smaltimento ha risolto solo parzialmente il problema perché la valorizzazione del rifiuto è incompleta ed i costi di trattamento restano elevati. Infatti da qualche anno si è messa in moto una seconda generazione tecnologica spinta da un fabbisogno combinato: (a) serve più energia da fonti non petrolifere; (b) ridurre i costi della gestione rifiuti; (c) aumentare gli standard di sicurezza ambientale (riduzione di emissioni e inquinamento). Ora stanno emergendo decine di nuove tecnologie che soddisfano  una o due delle domande dette sopra. Ma sta nascendo anche un terza generazione di tecnologie che tenta una soluzione unica per tutti i tre requisiti. Tra queste è avanguardia globale la bresciana Vuzeta che ha realizzato un processo capace di forzare gli atomi di carbonio ed idrogeno a ricombinarsi nella formula tipica degli idrocarburi. Con tale tecnologia è possibile trasformare ogni materia organica in combustibile sintetico (mille litri/ora il modello standard) e gas che, immessi in un generatore, producono elettricità o energia motrice. Dai test Vuzeta è emerso, per esempio, che da una tonnellata di plastica (pretrattata) vengono fuori circa 850 Kg. di combustibile sintetico più 150 equivalenti in forma di gas usabile, da una di segatura di legno circa 300 Kg., da un mix di rifiuti urbani (o agricoli) organici tra i 500 ed i 250 Kg a seconda dei materiali, con un costo minimo di produzione, in un processo a emissioni totalmente controllate e con residuo irrisorio. Ciò significa che se i rifiuti organici urbani e agricoli fossero trattati da questa tecnologia: (1) sarebbero totalmente eliminati via trasformazione; (2) diventerebbero fonte energetica (classificata dalla Ue come “rinnovabile”); (3) con impatto ambientale minimizzato, forse perfino positivo in base agli standard di Kyoto. Per semplificare, ogni deposito di rifiuti organici (plastiche, scarti urbani, fanghi di depurazione, residui di raffinazione, olii esausti, materiali legnosi, cartacei, liquami da allevamento, ecc.) è come se fosse un giacimento di petrolio. Nel prossimo decennio diventeranno più ricche e pulite le nazioni, regioni e comuni che meglio sapranno sviluppare la nuova energia da riciclaggio dei rifiuti.

PS Ehi Esarcato, La Voce mi ha chiesto se l’azienda che presiedo è disponibile ad un trattamento di favore di clienti in Romagna affinché il territorio, con vocazione turistica e quindi ipersensibile alle ecotecnologie innovative, diventi tra i primi al mondo ad adottare la tecnologia Vuzeta. Dovreste corrompermi un po’ perché siamo sommersi da ordini e l’amministratore delegato è un modenese sospettoso dei romagnoli. Cosa che comincio ad essere anch’io dopo che Fregni mi ha invitato per mesi a presentare un libro nella dolce terra, rimandando continuamente e finendo con un invito freddino alla festa aziendale. Ma, romanticone, ho un debole per la Romagna. Quindi  chi ha interesse e argomenti di corruzione - buon cibo, ottimo vino e belle forme - venga il 26 gennaio alla festa della Voce, a Rimini, ne parleremo e vedremo cosa si può fare.  

(c) 2008 Carlo Pelanda
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