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Carlo Pelanda: 2007-5-15La Voce di Romagna

2007-5-15

15/5/2007

Più che di poteri occulti si tratta di degenerazione del sistema

Mario Monti, giorni fa, ha definito occulto il potere bancario italiano. Pare sia in atto una riconfigurazione del sistema finanziario che ci impone di capire meglio l’accusa di Monti.

A me tanto occulto il potere delle banche non sembra nel senso che è piuttosto chiaro ed esercitato apertamente. Per esempio, gestendo il debito delle imprese è ovvio che ne determino gli assetti manageriali e ne influenzino le scelte strategiche. Quindi il termine “occulto” potrebbe riferirsi all’intreccio tra finanza e politica. Da un lato non c’è Paese al mondo dove le due non siano intrecciate, dall’altro in Italia tale connessione è molto più forte che in altri. Ma non è chiaro se sia il potere bancario ad usare la politica o viceversa. Per esempio, è difficile valutare se la fusione tra Intesa e San Paolo sia servita a Bazoli per resistere al vertice della prima in relazione ad una minaccia di acquisizione dall’estero oppure se sia stata stimolata da Prodi per avere in mano la prima banca italiana in modo da bilanciare con potere reale la mancanza di una sua leadership di partito. Forse i due interessi si sono incrociati. Ma prevale il potere della politica o quello della finanza? Molti pensano che la seconda sia il pigliatutto, ma la realtà, per lo meno in Italia, mostra che sia più la politica ad usare i poteri finanziari. E questi scambiano con la politica la concessione di privilegi. Detto questo sarebbe interessante fare la lista dei business in cui si nota tale intreccio, ma è più rilevante segnalare una tendenza che pochissimi, tra cui il Prof. Giulio Sapelli, sono in grado di cogliere e commentare avvertendo i lettori di un pericolo sistemico. In tutto il mondo si assiste al tentativo delle classi politiche di “patrimonializzarsi”. L’uso del denaro pubblico trova limiti nel tetto di deficit e nella legalità. Pertanto in questa fase storica, dopo il saccheggio del bilancio statale – per altro ancora in corso anche se a volumi più limitati perché l’euro impone tetti al deficit - assistiamo ad una penetrazione da parte della politica nella finanza per scopi di arricchimento e rafforzamento. Tale fenomeno fu predetto anni fa dal sociologo Eisenstein come tendenza generale. Ed è correlato alla degenerazione delle democrazie in oligarchie. E del mercato verso monopoli perché la politica non è più riempita da gente con volontà e capacità di regolarli per il bene comune, ma da soggetti che accendono una relazione di complicità con i monopolisti/oligarchi stessi. In America si vedono i primi segni di tale tendenza nonostante un presidio rigoroso delle regole democratiche e della trasparenza/concorrenza nel mercato. L’ Europa, con l’eccezione forse del Regno Unito, sta scivolando verso lo scenario oligarchico cioè verso l’indebolimento delle istituzioni che dovrebbero tenere separate Stato e mercato e regolare il secondo. In Asia non è mai esistita la separazione tra istituzioni e mercato e l’occidentalizzazione la ha solo affermata sulla carta, ma non nei fatti, come si osserva in Giappone ed in Cina. Quindi il fenomeno è più generale: stanno saltando le poche democrazie che erano riuscite ad essere tali. Non so se Monti pensava a questo oppure serviva un interesse competitore. Ma è un’occasione per dirvi che chi studia il fenomeno degenerativo non ha molte speranze di fermarlo. Personalmente (www.democraziaglobale.it)  combatterò fino alla morte per difendere la democrazia come istituzione trasparente al servizio dell’interesse generale, ma non trovo in giro per il mondo tanti disposti a farlo né a sinistra né a destra. Pochi professori liberali non riusciranno a difendervi, cara plebe destinata a servire le nuove aristocrazie. Dovrete pensarci da soli.

(c) 2007 Carlo Pelanda
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