La Germania ritiene l’Italia una periferia disordinata e l’Italia ha vaffato la Germania: calcisticamente 3 a 3. Questione: ora il famoso 4 a 3 va perseguito continuando renzianamente i vaffatiri oppure tentando un nuovo schema? Emotivamente vorrei essere in campo per calciare tiri “yiddishpotenziati” per esempio un “meesa masheena” (orribile morte). Ma seguire la kishka (pancia) non è produttivo. Fare gelt (denaro) lo è. Le incomprensioni reciproche danneggiano ambedue i Paesi, l’Europa e, soprattutto, l’Occidente. Per questo desidero immettere nell’opinione pubblica italiana la proposta di costruire una nuova relazione tra Italia-Germania basata sui comuni interessi nel futuro. Sarebbe macher (eccessivamente ambizioso) puntare ad una convergenza emotiva, ma è realistica una collaborazione utilitaristica basata sul reciproco rispetto. Ottenere questo, secondo me, sarà il nostro 4° goal. Il punto di convergenza: Germania ed Italia sono la prima e seconda potenza manifatturiera (ed esportatrice) in Europa, ambedue ai primi posti nel mondo, ed insieme formano metà del Pil dell’Eurozona. Sul piano industriale l’interdipendenza e la similarità tra i due Paesi è tale da poter disegnare un unico sistema produttivo omogeneo nel cuore dell’Europa. Da questo punto di vista, che deriva dall’analisi di geopolitica economica, Germania ed Italia sono il centro del sistema economico europeo. La Francia un po’ a lato (semiperiferia) per sua minore densità industriale, come il Regno Unito, che però si sta re-industrializzando con sorprendente velocità ed è centro (Londra) del ciclo finanziario europeo. Poi tutti gli altri, chi “semiperiferia” chi “periferia”. Per inciso, la modellistica geoeconomica dove i termini centro, semiperiferia e periferia assumono significato prende spunto dalle rappresentazioni del Prof. Wallerstein negli Anni ’70 ed ’80. Se uno le studia trova che la classificazione dell’Italia come “periferia” è una fesseria. Tale considerazione non serve ad inorgoglire gli italiani né tantomeno a proporre uno sciagurato nuovo asse ideologico, ma a chiarire che Germania ed Italia hanno interesse comune concreto ad una collaborazione rafforzata per aumentare la loro forza industriale con misure sia euro-interne sia euro-esterne. In particolare: (a) un cambio dell’euro più favorevole all’export, l’attuale forza dell’euro colpisce anche la Germania; (b) un sostegno alla domanda di beni nel complesso dell’Eurozona; (c) soprattutto, un’accelerazione dell’accordo di libero scambio tra Ue ed America (TTIP) che darebbe all’industria italiana e tedesca un vantaggio maggiore; (d) un’iniziativa in comune per includere, gradualmente, la Russia nel mercato europeo. Ma le due nazioni non parlano di queste cose in termini collaborativi. Berlino non considera l’Italia un partner primario e l’Italia non si colloca in tale posizione. Qui la barriera per il goal. L’Italia deve conquistare rispetto smettendo di chiedere concessioni e facendo riforme interne di efficienza. Berlino deve capire che la Germania è, in realtà, debole e che ha bisogno dell’Italia per configurare le regole europee in modo più favorevole allo sviluppo dell’industria manifatturiera e dell’export in euro. Sul piano politico sia in Germania sia in Italia si scontrano forze conservatrici di sinistra e quelle più pro-mercato liberal-popolari. Metà Pil dell’Eurozona e l’effetto traino del centro industriale del mercato europeo sull’area interna e sul sistema globale dipendono dall’esito di questo confronto. Ora la situazione è brutta perché in Italia domina una sinistra antimercato, ammorbidita solo superficialmente dal pragmatismo di Renzi, e in Germania Merkel è prigioniera dei socialdemocratici. La missione “gelt” è quella di costruire due partiti popolari maggioritari in queste nazioni, che poi facciano massa prevalente in Europa, che liberalizzino il sistema aumentandone il potenziale di crescita e traino. Renzi ha detto a Bundesbank di farsi gli affari suoi. Sbagliato. Si faccia pure gli affari nostri perché così noi interverremo nei loro: abbiamo bisogno di contaminazione, di maggiore conoscenza reciproca degli affari interni (tedeschi e italiani conoscono dell’altro solo stereotipi) e di creare due centrodestra fortissimi e collaborativi nei due Paesi. Il 4° goal è contaminare la Germania con un pensiero più aperto e rassicurarla che l’Italia è un partner affidabile, anche se mai vi sarà amore. Ma più soldi per tutti sì e questo è ciò che conta.