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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2017-6-12L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

2017-6-12

12/6/2017

Chiudere subito la questione bancaria

Il ritardo nella riparazione di alcune banche sta creando ingiustificati danni agli istituti e a tutto il sistema bancario ed economico. Il governo ha predisposto la riparazione, ma la sta rinviando per rispettare le norme europee varate nel 2016 che ne condizionano il meccanismo. Da un lato, ha già stanziato 20 miliardi per la “ricapitalizzazione precauzionale” di istituti con difficoltà a reperire risorse sul mercato privato. Dall’altro, la Commissione sta bloccando l’intervento statale in base alla norma che vieta l’impiego del denaro pubblico per coprire perdite di conto economico e lo ammette, nel caso, solo per il rafforzamento patrimoniale. In particolare, richiede che i privati mettano circa un miliardo nelle due popolari venete per poi permettere allo Stato di ricapitalizzarle con 3 o 4 miliardi. Il governo ha chiesto alle grandi banche italiane di tirare fuori i soldi, di fatto ricattandole: se queste due popolari dovessero andare in liquidazione, il costo diretto di tutela dei depositi – quelli fino a centomila euro sono garantiti da un fondo interbancario -  sarebbe molto superiore per tutte le singole banche, non contando il costo indiretto per la crisi di fiducia sistemica che ne deriverebbe. Nel caso di MPS c’è un problema simile che sta ritardando la ricapitalizzazione. Il punto: le banche dette, in realtà stanno funzionando bene, il loro conto economico tende a restare positivo e solo il loro capitale di riserva in caso di ipotetiche crisi finanziarie globali è insufficiente in base ai parametri di sicurezza (esagerati) definiti dalle autorità europee del settore. Ma i loro clienti, leggendo sui giornali che la questione del rafforzamento patrimoniale resta aperta senza chiudersi, sono inclini a rivolgersi ad altri istituti, creando deflussi nella raccolta di liquidità che sta mettendo in crisi le banche stesse. La situazione è surreale: la Commissione impone un criterio di ricapitalizzazione per evitare distorsioni alla concorrenza, ma in realtà crea un danno concorrenziale agli istituti. Perfino più sconcertante è il comportamento del governo che non fa l’unica cosa giusta: metterci i soldi subito e poi vedere con l’Ue come trattare l’eventuale infrazione, così chiudendo in tempo utile la questione bancaria con beneficio di tutti. Ma ci sarebbe l’infrazione? No, perché prevale ovviamente su qualsiasi norma europea l’Articolo 47 della Costituzione italiana che “tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Non si tratta di polemica, ma di richiamo al governo affinché rispetti la Costituzione.

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